Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     I due ragazzi chiesero licenza a Tripitaka e ritornarono nella propria camera, dove l'uno prese un martelletto d'oro e l'altro un vassoio da cinabro, di cui coprì il fondo con fazzoletti di seta. Poi uscirono nel giardino, dove Vento Puro si arrampicò sull'albero per battere i frutti con il martelletto, mentre Chiaro di Luna, ai suoi piedi, li riceveva nel vassoio. In un momento, l'uno staccò due frutti e l'altro li prese in consegna. Rientrarono nella sala grande e li offrirono al monaco cinese: "Il nostro tempio delle Cinque Fattorie è sperduto in mezzo a montagne senza risorse; non abbiamo altro da offrirvi che questi due frutti, semplici prodotti locali, che forse potreste trovare dissetanti."
     Tripitaka fremette d'orrore e fece precipitosamente due passi indietro, esclamando: "Bontà divina! Eppure quest'anno il raccolto non è stato tanto cattivo da ridurci alla fame e al cannibalismo. Come potete pensare che mi disseti mangiando neonati?"

     "Questo bonzo" pensò Vento Puro "vive tutto nello spazio in cui combattono labbra e lingua, è immerso nell'oceano del bene e del male: le sue percezioni sono volgari, non sa riconoscere questo tesoro eccezionale della nostra casa di immortalità."
     Chiaro di Luna cercò di spiegare: "Questo prodotto si chiama frutto di ginseng e non c'è alcuna controindicazione a mangiarne. Assaggiatene uno!"
     "Ma via! Chissà quanto avranno sofferto i genitori che lo hanno concepito e messo al mondo. Voi glielo rapite, prima che abbia tre giorni, e me lo servite come un frutto commestibile. È criminoso!"


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