Il re toro stava giusto riprendendo fiato, e raccontava alla Râksasî come aveva ricuperato il ventaglio e combattuto Scimmiotto. La notizia lo riempì di furore. Si tolse il tesoro dalla bocca e lo tese alla moglie, che gli disse con le lacrime agli occhi: "Maestà, diamo il ventaglio a quel macaco e liberiamocene."
"Non sia mai, signora; dove sfogherei la rabbia e il rancore? Statevene tranquilla, mentre io ritorno ad affrontarlo."
Il diavolo si armò di nuovo e scelse due spade preziose. Piombò su Porcellino che continuava a colpire i detriti dell'ingresso e, senza perdere tempo in chiacchiere, gli indirizzò un colpo al petto. Lui alzò il rastrello per proteggersi e indietreggiò di qualche passo. Seguendolo, il re toro si trovò di fronte Scimmiotto che roteava la sbarra: combattendo si alzarono sulle nubi in un vento di burrasca, sopra il Monte delle Nuvole Turchese circondato dagli dèi e dalle milizie del tudi. Che battaglia!
Il mondo si copre di nubi, la caligine avvolge l'universo. Mal vento sibila e rotola pietre; vento d'ira romba e solleva le onde dell'oceano. Il toro è invaso dal furore, determinato da un odio più profondo del mare, e vibra le lame affilate. Il Grande Santo Uguale al Cielo, come potete vedere, a caccia di gloria, dimentica l'amicizia di una volta.
Anche Porcellino dispiega la sua forza, e gli dèi si gettano sul toro per proteggere la legge. Lui combatte senza tregua, si copre a destra, para a sinistra, con inesausto vigore. La battaglia infuria al punto che gli uccelli si vanno a posare lontano e i pesci si rifugiano in acque profonde. Nell'universo oscurato singhiozzano gli dèi, piangono i fantasmi; il sole impallidisce inquietando i draghi e terrorizzando le tigri.
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