Il Comandante dei Reali Carabinieri nel suo rapporto al Sottoprefetto del Circondario di Penne presentato quasi due mesi e mezzo dopo il fatto, ritenne che il salvatore non avesse "nel fatto esposto a serio pericolo la propria vita", e lo propose per una semplice gratificazione; tuttavia il Sottoprefetto stesso, relazionando al Prefetto e sottolineando che la normativa in vigore non consentiva alcun tipo di ricompensa in denaro (5), volle però osservare che "l'Appignani ha messo in cimento, sia pure più o meno grave, la propria vita, poiché quando penetrò nella stanza non poteva misurare le conseguenze del suo passo, e come un letto già era in fiamme, avrebbe potuto esserlo anche quello a cui egli tendeva, e l'incendio estendersi al pavimento ed al soffitto di legno, prima che egli avesse potuto compiere l'opera sua". Il Prefetto, pur encomiando l'atto di coraggio, "non scevro di pericoli", non ritenne di proporre l'atto al Regio Governo, ma invitò l'autorità municipale a tributargli uno speciale encomio "accordandogli una congrua gratificazione".
Così fu: Anzovino Appignani ricevette una gratifica di 60 lire e conservò sempre gelosamente il documento con il quale il Comune gli tributò il riconoscimento, fin quando nel 1909 questi lo fece avere all'onorevole Eugenio Maury, deputato al Parlamento, con lo scopo di presentare al Ministero dell'Interno una richiesta di sussidio, forse anche per il rammarico che il suo atto di coraggio non fu pubblicamente riconosciuto dal Governo. Sciaguratamente il prezioso documento si smarrì. (5) Nel 1911 Andrew Carnegie, filantropo scozzese, conferì al governo italiano un fondo di 750.000 dollari per garantire premi in denaro ad individui economicamente disagiati che ponevano in pericolo la propria vita per salvare altre persone. Nella odierna commissione ministeriale è espressamente prevista la presenza di un componente del consiglio di amministrazione della Fondazione Carnegie. |