Federico Adamoli
EROI TERAMANI. ALCUNI ATTI DI CORAGGIO TRA '800 E '900


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Filippo Mantini
Castellamare Adriatico (1903)

     Il termine dei sessanta giorni stabilito dal decreto del 1851 per l'avviamento delle pratiche di riconoscimento degli atti di coraggio fu stabilito anche per far sì che l'effetto prodotto dall'atto stesso sulla popolazione rimanesse forte, producendo su di essa un auspicato effetto morale. Il caso che vide protagonista Filippo Mantini sembra invece essere passato inosservato, perché il termine prescritto era già trascorso quando finalmente il Ministero dei Lavori Pubblici, ispettorato generale delle strade ferrate, inviò al Prefetto di Teramo una “proposta per distinzione onorifica al manovratore ferroviario Mantini Filippo, in seguito ad un atto di coraggio da lui compiuto”.
     L'atto di coraggio del Mantini fu evidentemente compiuto in circostanze tali da non determinare l'eco che avrebbe meritato, considerato che generalmente era proprio la giunta comunale che, sospinta dall'impressione prodotta nella popolazione, promuoveva le azioni di riconoscimento al valore civile.

     Il giorno 11 ottobre 1903 a Castellamare Adriatico, quando il treno 67, in arrivo, aveva già raggiunto il marciapiedi della stazione, Andrea Lepore da Raiano, uscito dalla sala d'aspetto, attraversò di corsa il binario. In quel momento la locomotiva del treno si trovava a una quarantina di metri dal Lepore, il quale, resosi conto del pericolo, si spaventò, retrocedendo; nel compiere il movimento convulsamente purtroppo egli scivolò, cadendo con il corpo sul marciapiedi e con le gambe sulle rotaie. Filippo Mantini, dipendente della Società per le strade ferrate meridionali, si rese subito conto di quello che stava per accadere, e si precipitò sul malcapitato, afferrandolo per le ascelle e traendolo in salvo. La società ferroviaria per "l'atto veramente lodevole compiuto", elargì al suo dipendente una gratifica in denaro, "accompagnandola con una lettera di encomio". Nello stesso tempo invitava il Prefetto a proporre il conferimento di una distinzione onorifica, la cui pratica tuttavia fu impossibile istruire, sia per il superamento dei termini, sia per la completa mancanza di documenti e testimonianze che avrebbero rappresentato con completezza l'atto di coraggio del Mantini.


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