Federico Adamoli
EROI TERAMANI. ALCUNI ATTI DI CORAGGIO TRA '800 E '900


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     Durante la consultazione di un inventario presso l'Archivio di Stato di Teramo l'attenzione è finita su una serie di cartelle che si riferiscono ad alcuni atti di coraggio (in taluni casi presunti tali!) compiuti da cittadini della provincia teramana tra fine ottocento e il primo novecento. Le pratiche che sono state ivi collocate attengono in particolar modo all'accertamento dei fatti che veniva svolto dalle autorità locali: il risultato delle indagini (compiute dalla giunta municipale, dalla pubblica sicurezza, dai reali carabinieri) era in seguito sottoposto ad un'apposita commissione ministeriale, la quale valutava l'eventuale pubblico riconoscimento di questi atti di eroismo, che traevano origine da fatti di cronaca o eventi naturali, nel corso dei quali uno o più cittadini, esponendosi ad un rischio estremo, intervenivano per soccorrere le persone che correvano un grave pericolo di vita.

     Durante l'ottocento, nel periodo preunitario le ricompense al valore civile erano regolamentate dal Regio Decreto del 30 aprile 1851 n. 1168, che accordava un distintivo d'onore consistente in una medaglia in oro o d'argento (1). Era prevista anche una menzione onorevole da pubblicarsi sulla Gazzetta Ufficiale del Regno, sostituita nel 1888 da una medaglia di bronzo con lo scopo di accrescere il prestigio delle medaglie d'oro e d'argento, ma anche con l'intento di dare un pubblico riconoscimento a taluni atti di filantropia. La medaglia recava da un lato l'effige della croce dei Savoia con il motto Al valor civile e dall'altro lato, tra due rami di quercia, l'indicazione del nome del premiato, del luogo e del giorno in cui si svolse l'azione meritoria. Veniva pure stabilito che tale distintivo si portasse appeso "al lato sinistro dell'abito con un nastro tricolore".

(1) Le azioni di coraggio compiute in mare erano ricompensate con una particolare medaglia di valore marino, che fu istituita con Regio Decreto del 15 aprile 1860 n. 4072


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