Tito Livio De Sanctis
L'Assedio di Civitella


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     Sospese quindi le ostilità, soldati e borghesi di Civitella furono liberi di visitare il campo, come ai nostri di entrare in Civitella.
     Quivi, ad onore del vero debbo dire, che ai nostri furono usati tutti i riguardi possibili, riguardi che furono ricambiati ad usura dai nostri a quelli che visitarono il campo.
     Gli Uffiziali Borbonici offrirono agli Uffiziali Italiani un pranzo, che fu accettato.
     Il pranzo come imponeva dovere e gentilezza, dovea essere ricambiato. Infatti partì l'invito, ed il pranzo dovea aver luogo in Faraone; quando il giorno precedente il Colonnello Sircana ricevette una gentilissima lettera del Maggiore Ascioni, Comandante la Fortezza, con la quale si scusava di non poter più accettare l'invito per ragioni indipendenti dalla sua volontà e di quella degli altri Uffiziali. — Si immagini la sorpresa!!!.....
     Qual cosa era mai accaduta per obbligare quei Signori a commettere un atto così scortese ed indelicato? Ecco:
     Il Sergente di Gendarmeria Messinelli (23) e P. Zilli, impensieriti per questi atti di cortesia, di accordo con Zopinone e con quei rifugiati, maggiormente compromessi, avevano sparsa la voce che si macchinava un tradimento. Questa falsa notizia, come essi s'erano prefisso, procurò una vera ribellione, per cui gli Uffiziali della guarnigione furono insultati e minacciati, non che obbligati a rifiutare il ricevuto invito.
     Da quel giorno non si permise più l'ingresso dei nostri a Civitella.
     Durante l'armistizio furono restituiti quei disgraziati arrestati dai reazionarii nelle reazioni di Nereto ed in diversi altri paesi, e che per lo spazio di oltre tre mesi erano stati trattenuti in orridi prigioni, e Dio sa come!...

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(23) Angelo Messinelli, sergente napoletano, fu ritenuto il capo della resistenza ad oltranza, e per questo fu tra i fucilati.