Federico Adamoli
Felice Barnabei. Lettere a Giannina Milli (1862-1888)


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     Non potevo rimettermi al lavoro senza aver adempito a questo debito verso i genitori e senza aver dato un nuovo segno dell'affezione mia alla povera sorella che quest'anno è rimasta vedova a 25 o 26 anni avendo perduto il marito a 36 anni e che era vegeto e fortissimo!
     Ho ritrovata qui la vampa dell'inferno; da che in tutto il tempo del caldo qui in Italia ho quest'anno goduto il fresco e potrei anzi dire il freddo poiché anche in Baviera si stava più che bene.
     Ma non mi è permesso lamentarmi di questa sorte che ho comune con tanti e preme che rimetta in ordine il lavoro arretrato.
     Ditemi mille cose affettuosissime a Nando; e ricevete gli attestati dell'antico grato animo e del sincero affetto.
     Il vostro aff.mo
     F. Barnabei


     LIV

     Roma 6 sett. 85

     Cara Giannina
     Non so come esprimervi il vivo dolore mio per la bruttissima notizia che lessi ieri sera nella vostra lettera. Non ne sapevo nulla; e se ne avessi saputo non avrei potuto astenermi dallo scrivere per farvi conoscere il mio profondo rammarico; perché voi sapete che a Gigina ho voluto tanto e tanto bene più che ad una sorella! Non potrò mai dimenticarmi di lei che fu specchio di bontà e di virtù vera. Non dico altro; ed auguro a voi che possiate vincere le difficoltà e che possiate essere l'angelo consolatore del povero vedovo e dei poveri orfani!
     Il Provveditorato a Lucca non è vacante. Così mi hanno risposto stamani. Io non ho mancato di farmi interprete di tutti i vostri desideri dichiarando che sarebbe per me una felicità il sapere che vi sia assegnata una residenza quale avete il diritto di esigere.
     Salutatemi Nando affettuosamente e credetemi sempre

     tutto vostro aff.mo
     F. Barnabei