Cesare Albicini
Commemorazione di Salvatore Muzzi


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     Educare vale emancipare vale sciogliere lo spirito dalle catene che gl'imposero lo scadimento o la insufficienza della natura. Ma quante mai sono Dio mio queste catene! L'inerzia e la mollezza che indeboliscono il corpo; la pigrizia la credulità che legano l'intelletto; la prepotenza dei fantasmi materiali che travia l'immaginazione; la lusinga dei falsi beni che perverte la volontà. Insomma l'uffizio che ha l'educazione è di liberare l'uomo dalla servitù del male. La santa libertà che abilita l'intelligenza all'acquisto del vero e conforma l'animo all'osservanza della legge morale non è effetto di soli sistemi di teorie di dottrine di rinnovamenti politici ma sì di uno sforzo continuo da che non è la vita un seguito di festini e di allegrezze ma una serie di annegazioni; non è il bene un dono gratuito della fortuna ma opera onninamente nostra lunga difficile penosa.
     L'educazione è scienza ma è scienza di esperimento. Nulla di apodittico nulla di assoluto v'ha in essa. Il ministero dell'educatore si è tor di mezzo gli ostacoli emancipare come ho detto purgare la natura. L'educatore non crea germi nuovi impossibili all'uomo ma difende nutre quelli che il provvido destino ha posto nell'animo de' giovinetti fa che si svolgano da sè medesimi e si fecondino. E però la corrispondenza tra maestro e discepolo non deve essere accidentale e fugace ma permanente salda intima piena si che poco meno impari il maestro dal discepolo di quel che il discepolo dal maestro.