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Madonna Oretta di Riccitelli al Teatro Reale dell'Opera. In "Corriere della Sera", 4 febbraio 1932.


Roma, 3 febbraio, notte.
Questa sera, al Teatro Reale dell'Opera, è stata data la prima rappresentazione di Madonna Oretta, del maestro Primo Riccitelli, tratta dall'omonima commedia di Giovacchino Forzano.
L'azione del libretto di Forzano, che non differisce da quella della commedia, si svolge a Firenze nel '500. Al primo atto siamo nel retrobottega del mercante Luca Del Benino, marito di Oretta, la vera creatrice della prosperità dell'azienda, e intorno all'avveduta donna troviamo i suoi adoratori: il garzone Lando, il cavalier Bonaccorso e il conte Gherardi di San Gimignano, al quale Oretta non nasconde l'ammirazione che nacque in lei quando vide che egli offriva di pagare di debiti di un disgraziato, condotto, fra le urla della folla, a subire la pena umiliante dei falliti. Anzitutto si assiste alla disputa fra Oretta e Genovieffa, amante del conte Gherardi, la quale vorrebbe acquistare un broccato reale, che viceversa Oretta ha destinato al cavalier Bonaccorso, e poi all'arrivo del conte, il quale, venuto a chiedere soddisfazione del trattamento fatto a Genovieffa, resta incantato dalla grazia di Oretta e mostra di essere disposto ad aver fiducia in lei. Ma Oretta gli replica che, se vorrà rimanere nascosto per qualche minuto, potrà vedere come essa terrà a bada Bonaccorso e Lando, ai quali ha dato contemporaneamente appuntamento. Congedati i due amanti, Oretta assicura il conte che Genovieffa lo sa ingannare con altrettanta abilità. Non crede? Ebbene, il giorno dopo, all'alba, egli finga di partire, e poi rincasi prima dell'ora fissata.
Il secondo atto si svolge nella casa di Genovieffa, la quale, non potendo avere il broccato, ha sfogato la sua ira contro il conte, costringendolo a dormire su una poltrona. E il conte ha un sonno pieno d'incubi: il veleno delle insinuazioni di Oretta, sulla tendenza a ingannare che hanno tutte le donne. Genovieffa compresa, lo fa destare di soprassalto. Ma, quando vede la sua amante riposare tranquillamente, si rasserena. E poco dopo si riaddormenta, ma per essere svegliato bruscamente dalla stessa Genovieffa, con la quale ha un altro diverbio. Quindi, sebbene di mala voglia, il conte parte. Assistiamo poi all'arrivo di Oretta, sotto le mentite spoglie di un poeta, e alla scena della seduzione dell'incauta Genovieffa la quale, mentre sta per cadere nella dolce paria, è richiamata alla realtà dall'improvviso ritorno del conte che mete alla porta il finto poeta. Ma l'amante tradito non dà in escandescenze; egli si sfoga, invece, allegramente, dispensando fiorini alle cucitrici che Genovieffa ha mandato a chiamare e incitandolo a godersi le gioie della giovinezza.
Il terzo atto si svolge a Fiesole, all'osteria della Ghiandaia, dove gli avventori fanno un gran parlare della burla di Madonna Oretta. Da lontano giunge l'eco dei canti carnascialeschi: sono brigate che salgono verso Fiesole. Tutti allora si avviano gioiosamente incontro ai buontemponi.
Poi Oretta entra nell'osteria, dove Lando e Bonaccorso le si fanno attorno. Ella li invita a dichiarare ad alta voce che ciascuno di loro spera di conquistarla e li congeda confessando di aver voluto giocare a scacchi con dei "pezzi" vivi. Partiti i due rivali, sopraggiunge il conte, che crede di essere guarito dall'amore per Oretta e mostra di volersi dare bel tempo con le cucitrici. Oretta, arsa dalla passione per lui, non può frenare le lagrime. Il conte, che si era allontanato, torna in tempo per impedire che la donna si uccida con un spillone. I due giurano di ritrovarsi la sera al medesimo luogo, ma soli.
La vicenda creata dal Forzano ha offerto al maestro Riccitelli la materia per una melodia che, pur seguendo la tradizione italiana, non rifugge dalla modernità. I personaggi sono distinti da ritmi che non sviluppano fino a diventare dei temi veri e propri. La parte corale è infiorata di motivi popolareschi. E' questa, anzi, si può dire, una caratteristica dell'opera, i cui tre atti si chiudono tutti con stornellate. L'azione si inizia con un motivo ritmato ma che poi sbocca nel "fortissimo" delle grida della folla che tumultua fuori della casa di Luca Del Benino, intorno al mentecatto Carafulla che annunzia la prossima signoria dei Medici. L'entrata di Madonna Oretta è accompagnata da un ritmo vivacissimo, che descrive il carattere imperioso e capriccioso della donna: e il rimprovero che essa muove al garzone Lando perché la compromette è un allegretto agitato, che si conclude con la frase d'amore di Oretta e di Lando, interrotta dall'entrata di Bonaccorso. L'arrivo del conte e poi il duetto con Oretta sono sottolineati da motivi grotteschi.
Il duetto successivo, fra Oretta e l'amica del conte, è accompagnato da una musica che passa lentamente dalla tranquillità di un colloquio cortese alla violenza di una disputa che degenera in baruffa. Dopo, le donne e i giovani di bottega, uscendo, augurano sottovoce la buona notte. Quindi la scena si rianima improvvisamente, raggiungendo gustosi effetti di comicità nel quartetto fra Oretta, Lando, Bonaccorso e il conte.
Il secondo atto è preceduto da un preludio, in cui gli archi disegnano in sordina un motivo tenue, che continua quando il sipario si leva sulla scena della casa del conte, la quale spicca sullo sfondo di Firenze, che il sole comincia a illuminare. A un breve monologo del conte segue un vivace duetto di gelosia tra lui e Genovieffa. Poi, sopraggiunta Oretta in vesti maschili, nella scena della seduzione, la melodia si spiega, e diventa calda e insinuante nella canzone d'amore che Oretta canta sulla mandola. Note concitate, quindi, accompagnano l'entrata del conte e accentuano il diverbio che segue.
La musica si rasserena di nuovo quando entrano le cucitrici, e diventa gioiosa quando il conte, per vendicarsi del tradimento, esce per darsi bel tempo.
Nel terzo atto hanno larga parte i cori.
L'opera si chiude con una breve stornellata, mentre sorge la luna.
Le parti principali erano così distribuite: Madonna Oretta, Gianna Pederzini; Genovieffa, Carmen Melis; il Conte, Antonio Melandri; Luca del Benino, Giulio Cirino; Bonaccorso, Gino Vanelli; Lando, Paolino Alessi.
Madonna Oretta ha avuto un successo caloroso. Al primo atto sono stati particolarmente sottolineati da approvazione la "Mandolinata interna", i duetti e il quartetto; e, alla fine gli artisti e il maestro Santini, che ha diretto egregiamente l'orchestra, sono stati chiamati alla ribalta sette volte, di cui quattro con l'autore.
Del secondo atto è molto piaciuto il duetto fra Madonna Oretta e Genovieffa, cantato con grazia dalla Pederzini e da Carmen Melis. Poi la canzone che Oretta ha cantato sulla mandola ha procurato alla Pederzini, un caldo applauso a scena aperta. L'atto si è chiuso con sette chiamate, di cui quattro anche all'autore. Pure Giovacchino Forzano è stato evocato più volte al proscenio.
Al terzo atto hanno suscitato speciali approvazioni il gustoso coro iniziale, il terzetto comico tra Lando, Bonaccorso e Oretta e il duetto d'amore fra la donna e il Conte, che ha procurato ai due artisti, un applauso a scena aperta. Alla fine della rappresentazione si sono avute cinque chiamate, di cui due anche all'autore, che è stato poi evocato alla ribalta da solo.
L'esecuzione è stata giudicata ottima.