Quando ebbero passato il ponte, andarono a gara nell'afferrare i piatti, impadronirsi delle tazze, monopolizzare il forno, occupare il letto, sposta questo, spingi quello, senza fermarsi un momento, come vuole il carattere giocoso e dispettoso delle scimmie: si fermarono solo quando non ne poterono più. Allora la scimmia di pietra, da una posizione dominante, li arringò solennemente:
"Amici! A che serve un uomo che non mantiene la sua parola?(2) Non avevate detto che avreste fatto re chi fosse capace di entrare e di uscire sano e salvo? Io non solo l'ho fatto, ma ci sono ritornato con voi, e vi ho mostrato una caverna in cui potrete riposare, amici, e dormire del tutto sicuri. Che cosa aspettate per prestare omaggio al vostro re, ora che abbiamo tutti la fortuna di metter su casa?"
A queste parole le scimmie, unanimi, si prosternarono rispettosamente senza protestare. Ciascuno si allineava secondo l'età e il rango. Giunsero le mani in omaggio al loro sovrano e gridarono tutti insieme:
"Viva il nostro gran re!"
Da allora, salendo sull'eminente trono reale, la scimmia abbandonò il nome di scimmia di pietra, e prese quello di Bel Re Scimmia.
Lo testimoniano i versi:
Quando nacque la vita dal Supremo Tre-Yang,
Rupe d'immortali raccolse vigore astrale,
E d'uovo in scimmia giunse al Grande Tao
Sotto un nome qualunque realizzato.
Dell'introspezione essa ignora il noumenico,
Solo conosce l'atto fenomenico.
Fa a modo suo, non dà retta a nessuno,
Come mostrano a volte anche i più saggi.
Alla testa della truppa di gibboni, macachi e babbuini, tra cui aveva nominato i propri servitori e consiglieri, il Bel Re Scimmia passeggiava il mattino sul Monte di Fiori e Frutti, e la sera si coricava nella Grotta del Sipario Torrenziale. Viveva in pace e accordo con i suoi sudditi, senza impicciarsi del volo degli stormi di uccelli, né seguire la corsa delle bestie selvagge, da monarca libero e indipendente, in felicità senza pari. Fu così che
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