Furioso, il Novizio ritornò nella cella del patriarca, ne portò fuori il corpo, lo spogliò degli abiti e lo esaminò attentamente: niente. Fece scavare nella stanza fino a tre piedi di profondità: ancora niente. Scimmiotto si fermò a riflettere e chiese: "Non c'è per caso da queste parti qualche mostro che sia divenuto uno spirito malefico?"
"Se non lo aveste chiesto, non mi sarebbe venuto in mente" rispose il superiore. "In effetti a sud est c'è il Monte del Vento Nero, dove si trova una grotta con lo stesso nome; ci vive un mahârâja nero. Il nostro vecchio diavolo lo andava a trovare ogni tanto. Quello è uno spirito malefico; non ce ne sono altri qui."
"Quanto è lontana la montagna?"
"Non più di una ventina di li. È la cima che potete vedere laggiù."
"Maestro, rassicuratevi, è inutile continuare a discutere" esclamò Scimmiotto sorridendo. "Di sicuro lo ha rubato questo mostro nero."
"Ma è lontano venti li" obiettò Tripitaka. "Come fai a dire che è stato lui?"
"Non avete notato che di notte un incendio come questo si scorge a mille li, i bagliori salgono fino al terzo cielo? Altro che venti li! Tutto intorno è illuminato fino a duecento li. Il mostro avrà visto la luce dell'incendio e sarà venuto qui di nascosto. Si sarà reso conto che il nostro kasâya era un tesoro e avrà approfittato della confusione per portarselo via. Lasciate che vada a stanarlo."
"Ma se ti allontani, di chi mi posso fidare?"
"State tranquillo. Avete la protezione occulta degli dèi, e quanto ai servizi materiali convincerò questi monaci a renderveli."
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