Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     "Tutti gli anni celebriamo il vostro compleanno, mahârâja. Potremmo forse mancare?" replicò il letterato vestito di bianco.
     "La notte passata mi sono imbattuto in un tesoro, una lunga tunica buddista di broccato, una cosa superba. Ne approfitterò per allietare la celebrazione del mio compleanno festeggiando anche il ritrovamento di questa veste con un grande banchetto, che incomincerà dopodomani e a cui inviterò tutte le divinità taoiste della montagna. Lo chiameremo il Convegno dell'Abito Buddista. Che ne dite?"
     "Benone!" rispose il taoista sorridendo. "Domani verrò a presentarvi gli auguri e dopodomani ritornerò per partecipare al banchetto."
     Scimmiotto si convinse che l'abito buddista di cui si parlava era il kasâya. Non riuscì a contenere la collera e saltò fuori brandendo a due mani la sbarra cerchiata d'oro. Urlava: "Ve la faccio vedere io, banda di mostri ladri! L'hai rubato tu il nostro kasâya, e adesso vuoi farci sopra delle feste. Tiralo fuori, invece, prima che sia troppo tardi!"

     Poi, tuonando: "Guai a chi si muove!", roteò il randello e voleva assestarlo sulle loro teste, quando il moro trovò scampo nella fuga, trasformandosi in una corrente d'aria, e il taoista si rifugiò sulle nuvole. Non restava che il letterato vestito di bianco, che ci lasciò la pelle. Quando Scimmiotto esaminò il cadavere, vide che si trattava di un serpente picchiettato di bianco. Lo tagliò a pezzetti, lo gettò nel burrone e partì alla ricerca del moro. Aggirando picchi aguzzi e seguendo ripidi pendii, scoprì ai piedi di una roccia un'abitazione rupestre. Era così:


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