L'elmo di ferro ha cupi riflessi,
È tutto corazzato d'oro nero
Con tunica di seta a larghe maniche,
Cintura verde-nera a lunghe ghiande,
Nero guidone sulla lunga lancia
E porta neri pure gli stivali.
Lampeggiano le sue pupille d'oro.
È Vento Nero, il re del monte chiaro.
Scimmiotto rise fra sé: "Il giovanotto sembra un carbonaio, a meno che lavori invece in una fornace. Suppongo che si guadagni la vita scavando carbone; altrimenti, perché sarebbe così nero dalla testa ai piedi?"
"Che razza di monaco sei, per portare la tua impudenza a passeggio da queste parti?" gridò il mostro con forte voce.
Scimmiotto si fece avanti impugnando il randello: "Restituisci un po' il kasâya al tuo nonnino."
"Dove hai perduto la tua palandrana, per venire a reclamarla da me?"
"Il nostro kasâya era in deposito presso il patriarca del monastero di Guanyin, pochi li a nord. Gli edifici hanno preso fuoco e tu, caro mio, hai approfittato della confusione per darti allo sciacallaggio. Non puoi negarlo. Volevi addirittura festeggiare il tuo compleanno con il convegno dell'abito buddista. Sbrigati a restituirmelo, se vuoi salvare la pelle. Osa dire di no, e ti rovescio in testa il tuo Monte del Vento Nero, squarcio la grotta e polverizzo tutta la tua banda diabolica."
Il mostro rise sarcastico: "Che furfante! Sei stato tu ad attizzare il fuoco. Ti ho visto sul tetto a far sortilegi per alzare il vento. Un camicione l'ho preso: e allora? Che cosa ci vuoi fare? E poi, da dove vieni, come ti chiami, quali poteri hai per fare tutte queste minacce?"
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