L'Imperatore di Giada mi diede
Il titolo più alto: Grande santo.
Turbai più volte la sua residenza,
Rubai le pesche alla regina madre.
Fui attaccato da centomila uomini
E mi difesi senza spaventarmi.
I re celesti furono respinti,
Nata fuggì subendo la disfatta.
Solo Erlang non riuscivo a superare.
L'imperatore e Guanyin assistevano
Al mio duello alla porta del Cielo.
Intervenne Laozi con un trucchetto,
Che ad Erlang diede infine il sopravvento.
Catturato e legato mi trovai
Al palo del supplizio, ma nessuno
Con nessun'arma poteva ferirmi.
Si cercò di bruciarmi con il fulmine,
Ma Scimmiotto conosce tanti trucchi
Che non riuscì nemmeno di inquietarlo.
Il buon signor Laozi mi mise in forno
Perché gli dei del fuoco mi arrostissero.
Finita la cottura uscii più vispo
Di prima da quel forno, e col randello
Corsi qua e là per tutto il paradiso.
Niente mi resisteva; sottosopra
Misi i trentatré cieli ed altro ancora.
Il Buddha, col potere della legge,
Di persona dovette intervenire
E mi schiacciò sotto una gran montagna.
Restai là sotto cinquecento anni,
Finché non mi raggiunse Tripitaka.
Son ritornato sulla buona strada
E faccio questo viaggio verso l'ovest
Indirizzato alla Luce di Giada.
Va e chiedi ai quattro angoli del mondo
Se mai ci fu un demonio più famoso!"
A questo discorso il mostro si mise a ridere: "Così tu saresti il famoso equipuzio, che fece quella baraonda in paradiso."
Niente contrariava Scimmiotto più che il sentirsi trattare da equipuzio. Andò su tutte le furie, gli si rizzarono tutti i peli e berciò: "Stronzo! Non mi restituisci il kasâya e per di più mi insulti! Aspetta, che ti faccio vedere!"
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