Il moro saltò da lato per schivare il colpo, brandì la lancia e partì a sua volta all'attacco. Seguì una bella mischia:
La sbarra a piacer vostro, la lancia col guidone:
S'affrontano i guerrieri all'ingresso dell'antro.
Se l'uno mira al cuore, l'altro mira alla testa;
L'uno sa roteare, l'altro colpire dritto.
Balza la tigre bianca sfoderando gli artigli,
Il drago acciambellato si srotola e colpisce.
Lanciano fumo e fiamme quei mostri imprevedibili,
Gran Santo Uguale al Cielo e Re Nero malefico.
Guarda che guerra avviene per la veste buddista!
Il mostro e Scimmiotto si affrontarono una diecina e più di volte senza esito. Il sole saliva allo zenit quando il moro, opponendo la lancia alla sbarra di ferro, propose: "Ohé, Novizio, fermiamoci un momento. Riprenderemo a combattere quando avrò fatto uno spuntino."
"Sei un bel guerriero, brutta bestia! Forse che un guerriero ha bisogno di farsi un panino, dopo nemmeno mezza giornata di lavoro? E io che sono stato cinquecento anni sotto la montagna, senza una goccia d'acqua o di minestra, mi lamentavo forse per la fame? Niente scappatoie. Se vuoi mangiare, restituisci il kasâya."
Ma il mostro fece una finta, riuscì a disimpegnarsi e si precipitò nella grotta, sbattendo la pesante porta di pietra. Chiamò a raccolta i suoi diavoletti e li incaricò di preparare il banchetto e di recapitare i biglietti di invito a tutti i re diavoli della montagna.
Lasciamolo là. Da parte sua Scimmiotto, non potendo forzare la porta, era ritornato al Monastero di Guanyin. I monaci avevano dato sepoltura al patriarca ed erano indaffarati intorno a Tripitaka, che da poco aveva fatto colazione. Ora gli stavano servendo il pranzo. Mentre cambiavano l'acqua in tavola e portavano la zuppa, videro il Novizio scendere dall'alto: tutti lo circondarono per salutarlo e per condurlo dal monaco cinese.
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