Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Scimmiotto rideva come un matto: "Che bella canaglia! Ha ben meritato la fine che ha fatto. Faceva comunella con il mostro, ecco perché è vissuto duecento sessant'anni. Suppongo che il mostro gli avrà suggerito qualche trucchetto per alimentare il respiro. Ricordo benissimo il suo aspetto: mi metamorfoserò per fare un sopralluogo nella grotta e annusare dove è nascosto il kasâya. E se mi dovesse venire sotto mano, lo sgraffignerò senz'altro e mi risparmierò un mucchio di fatica."
     Bravo Scimmiotto! Recitò un incantesimo, rivolto al vento, e si trasformò nel sosia del patriarca. Nascose la sua sbarra di ferro, si diresse a grandi passi verso la grotta e gridò: "Aprite!"
     Il diavoletto aprì e corse ad annunciare: "Mahârâja, c'è il Superiore dello Stagno d'Oro."

     "Che strano, gli ho spedito il cartoncino un momento fa" esclamò il mostro meravigliato. "Come fa a essere già qui? Il piccolo non ha nemmeno avuto il tempo di arrivare a destinazione. Scommetto che Scimmiotto gli avrà chiesto di venire a reclamare il kasâya. Maggiordomo, va subito a nascondere questo vestito. Non lo deve vedere."
     Scimmiotto entrò dalla porta principale e si trovò in una corte in cui pini e bambù mescolavano le fronde, peschi e susini rivaleggiavano in bellezza; le piante erano in fiore, le orchidee spandevano il loro profumo: quella grotta era un incanto. Sugli stipiti della porta interna si leggevano queste iscrizioni parallele:

     NELLA PACE DELLA MONTAGNA PROFONDA
     RIFUGIO DELLA GIOIA SENZA OMBRE

     "Questo mostro è un ragazzo che sa vivere" si disse Scimmiotto. Dopo la porta interna, attraversò una terza porta; dappertutto pilastri scolpiti, travi decorate, porte e finestre ariose. Il moro comparve in veste da camera di seta verde e nera, con una cappa di damasco nero corvino ricamata a colori vivaci, in capo un berretto scuro a tre corni e ai piedi morbidi stivaletti neri di capretto: un figurino. Quando vide Scimmiotto, rassettò l'abbigliamento e discese i gradini per andargli incontro dicendo: "Mio vecchio amico dello Stagno d'Oro, mi siete molto mancato. Ve ne prego, vogliate accomodarvi a vostro agio!"


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