"Che insolente questa scimmia! Se il kasâya te l'ha rubato l'orso, perché te la prendi con me? È la tua solita impudente mania di attaccar briga. Dì la verità: hai avuto la tua parte nel distruggere con l'incendio uno dei miei insediamenti. E hai anche la faccia di venirmi a fare scenate."
Constatando che sapeva tutto, Scimmiotto batté subito in ritirata, s'inchinò e disse: "Avete ragione, perdonate l'offesa del vostro discepolo. Ma non mi posso rassegnare al rifiuto di quel mostro, perché il maestro si vendica recitando l'incantesimo che mi procura un mal di testa insopportabile. Ecco perché mi sono permesso di importunarvi. Spero che sarete tanto compassionevole da aiutarmi a catturare il mostro e a ricuperare l'abito, perché possiamo proseguire il nostro viaggio."
"In effetti i poteri magici di quel mostro sono grandi, non inferiori ai tuoi. Va bene, farò un giretto con te; ma è solo per riguardo al monaco dei Tang."
Il Novizio si inchinò di nuovo in segno di gratitudine, e pregò la pusa di seguirlo. Salirono insieme su una nuvola e si recarono al Monte del Vento Nero, dirigendosi all'ingresso della grotta.
Mentre camminavano videro sull'altro lato della strada un taoista, che recava due pillole di cinabro di immortalità su un vassoio di vetro. Scimmiotto gli si avventò contro, trasse la sua sbarra di ferro e gli spaccò il cranio con un colpo, facendo schizzare intorno le cervella.
"Benedetta scimmia, sempre così impulsiva!" esclamò spaventata Guanyin. "Non te l'ha rubato lui il kasâya, non lo conosci nemmeno, torti non te ne ha fatto. E tu perché lo ammazzi?"
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