Tripitaka attendeva il Novizio con impazienza crescente, e si chiedeva se Guanyin si fosse per caso rifiutata di intervenire, o se magari quel furbacchione avesse colto l'occasione per svignarsela. Mentre ipotesi e timori lo tormentavano, apparve in cielo una nuvoletta colorata, ne discese Scimmiotto e corse a inginocchiarsi ai piedi della scala: "Maestro, ecco il kasâya."
Tripitaka si sentì finalmente sollevato, e gli altri monaci ancora di più: "Evviva! Meno male! Ora siamo sicuri di averla scampata."
"Consapevole del Vuoto" domandò Tripitaka prendendo l'abito, "stamane, alla tua partenza, mi avevi promesso di ritornare entro mezzogiorno. Come mai ritorni soltanto quando il sole volge al tramonto?"
Scimmiotto gli raccontò l'accaduto, con molti particolari, e il ruolo sostenuto da Guanyin. Tripitaka si fece portare un altare per l'incenso e pregò rivolto a sud; poi disse al suo discepolo: "Ora che abbiamo ricuperato il vestito, raccogliamo le nostre cose e andiamocene."
"Quanta fretta! Presto scenderà la sera, non è il momento di mettersi in cammino. Lo faremo domattina di buon'ora."
I monaci si inginocchiarono a insistere: "Signoria, ha ragione Scimmiotto, è tardi. E poi noi avevamo fatto un voto. Poiché abbiamo ritrovato la pace e il tesoro, ci auguriamo che, per adempiere questo voto, vogliate officiare una cerimonia di ringraziamento."
"Giusto. Concesso." acconsentì Scimmiotto.
I monaci vuotarono tasche e sacche, il poco che avevano salvato dall'incendio, e offrirono l'occorrente per preparare un banchetto, bruciare carta votiva per implorare pace e protezione, e recitare sutra per scongiurare ogni disgrazia e calamità. La cerimonia fu senz'altro celebrata.
|