"Questa volta sei stato fortunato: sono io quello che fa per te. Puoi vantarti che ti è uscito il numero buono, il quattro col sei. È inutile che tu vada in giro a spendere soldi. Noi non siamo né monaci fannulloni, né taoisti balordi. Per scacciare mostri, siamo provetti. Puoi proprio dirlo: sei gentile col medico, e ti guarisce l'orzaiolo. Ritorna in casa e dì al tuo padrone che siamo santi monaci, fratelli dell'imperatore delle terre dell'Est, incaricati di pregare il Buddha e di cercare le scritture nel Paradiso dell'Ovest, e specializzati nel soggiogare mostri e incatenare diavoli."
"Non raccontarmi balle, ne ho fin sopra la testa! Se mi prendete in giro e non sapete acchiappar mostri, la colpa sarà di nuovo mia."
"Ma te lo garantisco, non racconto storie. Su, accompagnaci dentro."
Gao Cai non poté che raccogliere fagotto e ombrello, e ritornare sui propri passi per condurre maestro e discepolo all'ingresso.
"Reverendi, sedetevi un momento su questa panca, mentre avverto il padrone."
Solo a questo punto Scimmiotto lasciò la presa, posò i bagagli e sostò accanto al maestro, che si era seduto accanto alla porta.
Quando Gao Cai entrò in casa, il vecchio Gao lo coprì di invettive: "Pezzo di somaro, che cosa fai qui, invece di essere in viaggio per la tua ricerca?"
"Lasciatemi parlare, padrone" replicò il giovanotto posando sacca e ombrello. "Mentre partivo ho incontrato due monaci, uno a cavallo e l'altro a piedi con i bagagli; quest'ultimo mi ha afferrato stretto e mi ha chiesto dove andavo. Io non volevo rispondere, ma lui non mi ha mollato finché non gli ho raccontato i fatti di casa. Lui si è rallegrato e ha detto che garantisce la cattura del mostro."
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