Il vecchietto si intimidì; dovette raccogliere tutto il coraggio che poté per gridare: "Vogliate entrare!"
Scimmiotto lasciò i bagagli a Gao Cai ed entrò con Tripitaka. Senza curarsi delle buone maniere, si tirò dietro il cavallo per la briglia e lo legò a un pilastro della sala, si impadronì della poltrona di lacca opaca del padron di casa per farvi accomodare il suo maestro, e le avvicinò una seggiola su cui si sedette.
"Ma bene, il giovane reverendo si sente proprio a casa sua!" esclamò il vecchio signor Gao.
"Se mi tieni qui altri sei mesi, mi sentirò proprio a casa mia" replicò il Novizio.
Quando si furono sistemati, prese la parola il vecchio Gao: "Reverendi, mio figlio mi ha detto che venite dalle terre dell'Est."
"È così" rispose Tripitaka. "La corte ci ha affidato la missione di raggiungere il Paradiso dell'Ovest per salutare il Buddha e cercare i sutra. Perciò ci siamo permessi di passare dalla vostra nobile tenuta, nella speranza di ottenere un rifugio per la notte e ripartire domani all'alba."
"Dunque stavate semplicemente cercando un posto per dormire. E allora, perché avete detto che sapete catturare i mostri?"
"Dal momento che siamo qui per passare la notte" intervenne Scimmiotto, "tanto vale che tiriamo l'ora di andare a letto facendo fuori qualche mostro. Posso spingere l'indiscrezione fino a chiedere quante creature di quella specie mantenete nella vostra nobile residenza?"
"Santo cielo, quante ne dovrei mantenere? Da solo, quel genero mi ha già ridotto in rovina."
"Raccontatemi da principio tutta la storia del mostro, e spiegatemi quali sono i suoi poteri, perché possa acchiapparlo a ragion veduta."
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