Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Lieto del loro arrivo, il Novizio chiese che spezzassero la sua prigione con i loro attrezzi. "Se battiamo su questi piatti metallici" risposero le costellazioni, "faremo un baccano d'inferno e sveglieremo tutti quanti. Sarà meglio che tentiamo di aprire un pertugio; appena vedete un filo di luce, fuggite!"
     "Va bene" approvò Scimmiotto.
     Si misero al lavoro: chi usava la lancia, chi la spada, o la sciabola, o l'ascia; e spingevano, tiravano, torcevano, raspavano: ma giunse la terza veglia senza che si vedesse alcun risultato. All'interno, Scimmiotto tendeva il collo, si contorceva, tastava qua e là; ma di spiragli non ne comparivano.
     Kang, il drago del metallo, disse: "Portate pazienza, grande santo. Questo è un materiale speciale, chissà quali formule ci vogliono per aprirlo. Cercate, per piacere, un punto più sottile nella saldatura; cercherò di localizzarlo anch'io e ci infilerò la punta del mio corno. Se vi trasformate in modo adeguato, potrete uscire dal forellino."

     Scimmiotto cercò accuratamente. Scelsero il punto, la costellazione si miniaturizzò e applicò strenuamente tutta la forza che poteva - molte migliaia di libbre - al suo corno, ridotto a un ago sottilissimo. L'estremità della punta riuscì a penetrare. Usando la magia della legge, Kang fece ingrossare il corno, e poi lo rimpicciolì nuovamente; ma il metallo seguiva tutti i movimenti, serrando sempre saldamente la punta che lo aveva attraversato, senza aprire alcuno spiraglio.
     Scimmiotto gridò: "Così non ce la facciamo. Mi dispiace, ma ti dovrò fare un lavoretto da dentista."


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