Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Il grande santo riprese i suoi trapani, perforò la punta del corno ricavandone una minuscola cavità e ci si infilò, dopo aver preso dimensioni molto minori di quelle di un grano di senape. Quindi gridò: "Ora estrai il corno!"
     La costellazione dovette fare uno sforzo terribile; quando la punta del corno si sconficcò finalmente dai cembali, essa finì gambe all'aria e cadde per terra, dove restò seduta e affranta per un bel pezzo.
     Scimmiotto sgusciò fuori dalla cavità, riprese le sue normali dimensioni e impugnò la sbarra con tutte le sue energie. Il colpo che abbatté sui cembali diede un clangore assordante, come se battesse un gong alto come una montagna. Che peccato! L'insigne strumento della casa del Buddha volò in mille pezzi.
     Alle costellazioni e alle altre divinità presenti, quel rumore fece rizzare tutti i capelli che avevano in capo. I mostri, strappati dal sonno, corsero fuori come impazziti, infilandosi gli abiti, impugnando le armi, battendo i tamburi. Mentre l'alba spuntava, si riunirono ai piedi della terrazza e videro Scimmiotto e le costellazioni intorno ai resti dei cembali spezzati. Il loro capo gridò: "Ragazzi, chiudete le porte e non fate uscire nessuno!"

     Scimmiotto balzò in cielo per riaccompagnare le costellazioni al loro posto. Intanto il re diavolo dovette ingoiare la rabbia che aveva in corpo: fece raccogliere i frammenti metallici, schierò le truppe per sbarrare le porte del monastero e si armò di tutto punto, impugnando un bastone corto e flessibile guarnito di denti di lupo. Quindi avanzò a sfidare Scimmiotto: "Un valoroso non se ne vola via. Vieni giù e accordami uno scontro in tre riprese."


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