I ditini di giada afferrarono una scintillante coppa d'oro, la riempirono di vino e la porsero al monaco cinese: "Mio adorabile reverendo, bevete alla nostra felicità!"
Tripitaka, con le mani che tremavano, prese la coppa, versò qualche goccia di vino ad uso di libazione e formulò dentro di sé questa preghiera: "Dèi protettori della Legge, rivelatori dei cinque orienti, protettori delle quattro direzioni, siatemi testimoni. La vostra segreta protezione mi è stata accordata da Guanyin, cui sarò sempre grato. Questa lamia mi costringe a bere la coppa di vino, perché vuole celebrare le nozze. Ascoltate il mio giuramento: se è davvero vino analcolico, mi sforzerò di berlo per assicurare il buon esito della mia missione; ma se non lo fosse, e io bevendolo violassi il divieto, precipitatemi subito e per sempre nelle sofferenze della trasmigrazione."
Scimmiotto, che in forma di minuscolo moscerino era posato sul suo orecchio, ben sapendo che il maestro in realtà nutriva una segreta passione per il vino analcolico, lo incoraggiò a tagliar corto con le cerimonie. Vuotata la coppa, toccò a Tripitaka di riempirne un'altra da offrire alla padrona di casa. Come convenuto, scosse la bottiglia in modo da formare schiuma, e Scimmiotto si nascose in una bollicina.
Ma la lamia perse tempo rivolgendo al reverendo altre tenerezze, e posò per un momento la coppa prima di bere. Quando la riprese in mano, la schiuma si era dissolta e si vedeva benissimo il moscerino galleggiante. La ragazza lo raccolse con l'unghia del mignolo e lo scosse via.
|