"Sentiamo."
"Ho visto un giardino, dietro casa. Voi dovete convincerla ad andare a zonzo là dentro, e io vi libererò."
"Come conti di fare?"
"Nel giardino c'è un pesco. Io mi trasformerò in una bella pesca rossa. Voi dovete fermarvi ai piedi dell'albero e dire che desiderate mangiare una pesca. Lei certamente vorrà farvi compagnia, e voi dovrete fare in modo che addenti il frutto rosso. In questo modo entrerò dentro di lei e la ucciderò."
"Ma se hai la forza di combatterla, perché non l'affronti, invece di scegliere questi sotterfugi disgustosi?"
"Maestro, dovete rendervi conto della situazione. Sarebbe pericoloso uno scontro in un posto di difficile accesso come questo: sarebbe facile chiudermi dentro. Per forza bisogna giocare d'astuzia."
Tripitaka si rimise al giudizio dell'esperto: "Va bene; ma tu stammi vicino."
"Sono sulla vostra testa."
Ai richiami del monaco, la vampira accorse tutta festosa e sorridente: "Che cosa desidera il mio caro, meraviglioso reverendo?"
"Signora, gli strapazzi del viaggio mi avevano procurato una malattia da cui sono tuttora convalescente. Devo alla vostra debordante affezione di avermi portato nella vostra bella casa; ma se resto a lungo seduto il male mi riprende. Non potreste accompagnarmi in una piccola passeggiata?"
"Ma certo, gioia bella!" rispose lieta la vampira. "Ce ne andremo a passeggio in giardino. Ragazze, aprite il cancello del giardino e spazzate il sentiero." Immaginate la folla delle belle fanciulle dal volto incipriato e dalle ricche acconciature, che circondano Tripitaka e lo sorreggono per accompagnarlo nel giardino. Uno spettacolo davvero inconsueto.
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