Lei si lasciò dietro a fronteggiarli la propria pantofola, cui diede il suo aspetto con un incantesimo, e volò via trasformata in corrente d'aria. Crederete che il suo unico pensiero fosse di mettersi in salvo. Ma quando vide Tripitaka seduto solo soletto accanto all'imboccatura dell'abisso, con il cavallo e i bagagli, afferrò tutto quanto al passaggio e se lo portò via.
Intanto Porcellino duellava con la pantofola ricamata; l'abbatté valorosamente, ma ci restò male quando vide di che cosa si trattava.
"Stupidi!" gridava Scimmiotto. "Non mi serviva il vostro aiuto! Dovevate badare al maestro!"
"Te lo dicevo, Sabbioso, che non volevo venire. Questa scimmia è un po' tocca: noi l'aiutiamo ad abbattere i mostri, e lui se la prende con noi."
"Non avete abbattuto un bel niente. Quello scherzo con la pantofola me l'aveva già fatto la notte scorsa. Vediamo che ne è stato del maestro. Presto!"
In effetti maestro, cavallo e bagagli erano scomparsi. Porcellino, spaventato, non sapeva dove battere la testa; Sabbioso cercava intorno girando a vuoto. Scimmiotto scoperse un pezzetto della briglia del cavallo, che si era rotta, la raccolse e non poté trattenere le lacrime: "Ah, maestro! Ho lasciato il cavaliere con il suo cavallo, e ritrovo solo una briglia spezzata. È come nei versi:
Quando vedo la sella, ripenso al palafreno
E lacrimo al ricordo del mio amore lontano."
A Porcellino venne da ridere. "Perché ridi, bestia? Questa volta non hai neppure i bagagli da spartire."
"Non pensavo a quello" rispose Porcellino. "Evidentemente il maestro è stato riportato là sotto. Ricordi il proverbio: prova tre volte e riuscirai? Tu hai provato due volte; la terza di certo riuscirai."
|