Federico Adamoli
EROI TERAMANI. ALCUNI ATTI DI CORAGGIO TRA '800 E '900


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     L'atto di coraggio compiuto dal capo manovratore fu tempestivamente portato a conoscenza del Prefetto di Teramo dal Ministero dei Lavori Pubblici, Ispettorato Generale delle strade ferrate, che sottolineò che la Società ferroviaria aveva già premiato l'atto di coraggio del dipendente elargendogli una gratificazione di 100 lire. Secondo quanto riferiva l'ispettorato nel chiedere il riconoscimento ministeriale per il proprio dipendente, aveva assistito alla scena il Maresciallo dei Reali Carabinieri Giuseppe Iussa, il quale sottolineò per iscritto "il pericolo corso dal Sinatura, e la sua prontezza nel trarre a salvamento i due viaggiatori".
     Fu quindi avviata la raccolta delle testimonianze: il sindaco rimarcò come l'accaduto fosse "cosa pubblica e notoria", che i tre viaggiatori "sarebbero miseramente soccombuti in questa stazione ferroviaria senza l'opera energia e volenterosa del capo-manovra", e il delegato di pubblica sicurezza di Castellamare Adriatico completò la relazione dichiarando che "l'atto energico e coraggioso spiegato dal Sinatura in tale circostanza, mettendo a repentaglio la propria vita, è meritevole della superiore considerazione".

     Come di prammatica relazionò anche il Tenente comandante la tenenza dei Carabinieri Reali di Penne che ricostruì nei dettagli l'accaduto: precisò che quando i due fratelli furono tratti in salvo "la locomotiva stava a sette od otto metri di distanza, con velocità rallentata, dovendosi il treno fermare dopo fatti ancora una quarantina di metri". A rendere l'idea della drammaticità della situazione che si venne a creare aggiunse che "le persone che stavano sul marciapiede, dalla parte donde veniva il treno, ebbero l'impressione che, viaggiatori e capo-manovra, fossero stati investi; dappoiché videro quando il Sinatura si slanciava sul binario, per afferrare i due viaggiatori, e non potettero vedere se si erano messi in salvo, per essersi, subito, la testa del convoglio arrivante, interposta tra la visuale". Nonostante i particolari drammatici descritti, le conclusioni che trasse il tenente furono però alquanto insolite, ritenendo egli "che il pericolo serio lo corsero i due viaggiatori, i quali non sapevano decidersi se andare avanti né indietro, ma il Sinatura, per quanto encomiabile sia il suo atto, non espose la vita ad un pericolo imminente; perché, pratico, sapeva misurare il tempo che poteva impiegare la locomotiva, a quella velocità, per giungere a quel sito, e perché, come si è detto, la locomotiva era ancora a sette od otto metri, quando il Sinatura e i due viaggiatori erano in salvo". Il tenente in conclusione non ravvisava "gli estremi per una proposta di ricompensa al valor civile". I contenuti della relazione dei Reali Carabinieri in definitiva pregiudicarono qualsiasi possibilità di un riconoscimento ministeriale. Ricordiamo infatti che l'articolo 4 del decreto del 1851 che istituiva le ricompense del valor civile stabiliva che le medaglie fossero accordate "a chi avrà evidentemente arrischiata la propria vita, per salvar quella di persone esposte ad imminente e grave pericolo".


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