I NIBELUNGHI


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     «Sono lieti e tranquilli. Essi vi invitano a una festa sul Reno. Siate fuori di dubbio che essi vi vedrebbero assai volentieri.
     «E pregano che con voi venga pure la signora. Quando l'inverno sarà cessato, prima del solstizio vorrebbero vedervi». Rispose il forte Siegfried:
     «Questo sarà difficile».
     Replicò Gere del paese dei Burgundi:
     «Vostra madre Ute, insieme con Gernot e Giselher, vi pregano molto di non rifiutare. Ogni giorno li udivo lagnarsi perchè abitate così lontano.
     «Brunilde, la mia sovrana, e le sue donzelle si rallegrano al pensiero di rivedervi, e ne avrebbero grande gioia»
     Queste notizie piacevano a Crimilde, la bella.
     Gere era suo cugino; il re lo fece sedere, e ordinò di donare agli ospiti, il che fu tosto fatto. Anche Siegmund venne; quando vide gli invitati parlò cortesemente il re a quelli di Burgundia:

     «Benvenuti, o vassalli del re Gunther! Poichè mio figlio Siegfried si è scelta per moglie Crimilde, dovreste farvi vedere più spesso in questo paese, se possiamo contare sulla vostra amicizia».
     Essi dissero che sarebbero venuti volentieri ogni volta che egli volesse. Si fecero sedere i messi, per alleviare la loro stanchezza. Furono recati i cibi e Siegfried si occupò dei graditi ospiti. Rimasero colà beh nove giorni. Infine i veloci cavalieri si lagnarono di non poter ritornare al loro paese. Allora re Siegfried mandò per i suoi amici.
     Egli domandò loro consiglio. Doveva partire per il Reno.
     «Gunther, mio cognato, mi fa invitare, egli e i suoi fratelli, a una grande festa. Andrei volentieri per quanto sia lontano il suo paese.


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