I NIBELUNGHI


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     «Ascoltate la verità. Furono dei ladroni quelli che uccisero Siegfried. Non è stato Hagen».
     Ella disse
     «Conosco quei ladroni. Dio vendichi il delitto per mano dei suoi amici! Gunther e Hagen, siete voi che l'avete ucciso».
     Allora gli uomini di Siegfried pensarono di nuovo a combattere.
     Ma Crimilde disse:
     «Soffrite con me il dolore».
     Vennero allora anche i due, Gernot suo fratello e il fanciullo Giselher; e lo videro morto. Essi lo piansero sinceramente, i loro occhi erano accecati dalle lagrime.
     Piangevano di cuore per il marito di Crimilde. Ora si doveva cantare la messa. Da tutte le parti uomini e donne giungevano al duomo. Erano assai pochi quelli che non piangevano per la morte di Siegfried.
     Gernot e Giselher dissero:
     «Sorella mia, consolati della sua morte, poichè non può essere diverso. Noi cercheremo di confortarti, finchè avremo vita».

     Ma nessuno sulla terra poteva darle consolazione.
     La cassa fu finita quando già alto era il giorno.
     Tolsero Siegfried dalla bara sulla quale giaceva. Sua moglie non voleva ancora lasciarlo seppellire, e ciò diede molto da fare alla sua gente.
     Il morto fu avviluppato in una ricca stoffa. Ute, la nobile dama, e tutto il suo seguito piangevano, con tutto il cuore, sul bel corpo di Siegfried.
     Quando si sentì cantare nel duomo, e si seppe che lo avevano chiuso nella cassa, si adunò una grande folla. Quante offerte si fecero per la salute dell'anima sua!
     Benchè avesse dei nemici, pure aveva anche molti amici.
     La povera Crimilde disse ai suoi servi:
     «Per amor mio datevi questa pena: Distribuite il suo oro fra quelli che gli volevano bene e che mi sono rimasti devoti».


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