I NIBELUNGHI


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     Se poi devo raccontarvi ogni cosa dirò che il suo nobile turcasso era pieno di buone freccie dalle punte d'oro e il ferro largo una spanna; ciò che colpiva con esse non era lontano dalla fine.
     Il nobile cavaliere uscì maestosamente dalla foresta. Gli uomini di Gunther lo vedevano avanzarsi a cavallo. Gli corsero incontro e gli tennero il cavallo. E ecco alla sua sella un orso forte forte e grande.
     Quando smontò da cavallo gli sciolse i lacci dalla bocca e dai piedi. I cani quando videro l'orso cominciarono a urlare. La bestia voleva ritornare al bosco, del che si spaventò più d'uno.
     L'orso, eccitato dal frastuono, capitò in cucina. Oh, come i cuochi scapparono via dal fuoco! Caldaie rovesciate, vivande sprecate: quanti buoni cibi finirono nella cenere!

     I padroni e i servi balzarono dai sedili. Allora l'orso cominciò a infuriare. Il re comandò subito di sciogliere i cani che erano legati alla corda, e, se tutto fosse finito bene, avrebbero avuto una gioconda giornata.
     Con gli archi e gli spiedi, senza più indugiare, corsero velocemente verso l'orso; ma nessuno voleva tirare, per via dei cani, che erano molti. Il fracasso era tale che la foresta intorno ne risuonava.
     L'orso cominciò a fuggire dalla folla dei cani. Nessuno poteva seguirlo, tranne il marito di Crimilde. Lo inseguì con la spada, lo colpì a morte; i servi riportarono l'orso presso al fuoco. Quelli che lo videro dissero che Siegfried era un uomo forte. I cacciatori furono chiamati a mensa. Quanti eroi sedevano là sul bel prato! Che cibi da cavalieri furono recati dinanzi ai superbi cacciatori!


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