I NIBELUNGHI


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     Molti gridarono:
     «Ferma, Hagen, ferma!».
     Il giovinetto Giselher montò in collera, e voleva lanciarglisi addosso.
     Allora il re dei Burgundi, Gernot, disse:
     «A che vi serve, Hagen, la morte del cappellano? Se un altro che voi avesse fatto ciò, la pagherebbe. Che vi ha fatto il prete, per trattarlo così?».
     Il prete nuotava con tutte le sue forze; egli sperava di salvarsi se qualcuno lo avesse aiutato; ma nessuno potè farlo, perchè il forte Hagen, pieno di collera, lo spinse ancora in fondo all'acqua; il che spiacque a tutti.
     Il povero cappellano, quando vide che non poteva sperare aiuto, si rivolse alla riva donde erano partiti; ma dovette lottar molto. Non poteva più nuotare, quando la mano di Dio lo aiutò, e lo condusse sano e salvo alla sponda.
     Là il povero prete si fermò e scosse le proprie vesti.

     Allora Hagen comprese che la selvaggia ondina gli aveva detto la verità ineluttabile. Pensò:
     «Questi cavalieri sono votati alla morte».
     Quando furono sbarcati e ebbero scaricata la nave da tutto quello che i cavalieri vi avevano messo, Hagen la fece a pezzi e li gettò nel fiume. I nobili e buoni guerrieri ne furono molto stupiti.
     Dankwart gli domandò
     «Perchè fate questo, fratello? Come faremo noi al ritorno dal paese degli Unni a ripassare il fiume?».
     Più tardi gli disse Hagen che non lo ripasserebbero più. Disse l'eroe di Tronje allora:
     «Lo feci con intenzione. Se abbiamo condotto qui qualche vigliacco, che avesse intenzione di lasciarci e ritornarsene, io gli impedisco così di fuggire».
     Quando il cappellano del re vide che era stata spezzata la barca, gridò a Hagen, dalla riva:


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