I NIBELUNGHI


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     «Signori, amici e uomini miei, entrate in chiesa con cuore puro, e esponete a Dio la vostra pena, perchè, sappiatelo certamente, la morte è vicina a tutti noi. State devotamente dinanzi al vostro Dio; siate avvisati, buoni cavalieri; se Dio in cielo non volge il destino, non udirete più altre messe».
     Andarono al duomo i principi e i vassalli. Hagen li fece fermare nel cimitero, perchè non fossero separati, e disse:
     «Tenete gli scudi ai piedi, e, se qualcuno vi mostra inimicizia, feritelo a morte. È questo il consiglio di Hagen».
     Volker e Hagen si posero davanti al duomo, per costringere la regina a passare tra di loro. Ed ecco avanzarsi il re con la sua bella moglie riccamente abbigliata, seguita dai suoi guerrieri.
     Quando il re vide i suoi ospiti così armati disse:

     «Perchè vedo i miei amici con gli elmi? Se qualcuno avesse fatto loro offesa, glielo farei scontare».
     Hagen rispose:
     «Nessuno ci ha offeso, ma è costume dei miei signori di rimanere armati per tre giorni quando sono ospitati».
     La regina udì bene queste parole. Che sguardo ostile diede al cavaliere! Se Attila avesse saputo l'odio di Crimilde, egli avrebbe impedito che accadesse ciò che accadde. La regina si avviò verso la chiesa, ma Volker e Hagen non si scostarono punto, e ella dovette spingersi in mezzo a loro. Ciò spiacque agli Unni, ma per rispetto al re non dissero nulla.
     Dopo la messa, ritornati al palazzo, il re e la regina sedettero al balcone per vedere sfilare i cavalieri unni. E anche i Burgundi sfilarono a cavallo, e incontro a loro andarono seicento guerrieri di Teoderico, e anche i Turingi e i Danesi, e pure Blodel, il fratello di Attila, con tremila uomini. E cominciarono a giostrare gli uni contro gli altri. Ma i Burgundi si mostravano superbi verso gli Unni.


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