Felice Venosta
CARLO PISACANE E GIOVANNI NICOTERA
(o LA SPEDIZIONE DI SAPRI)


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     Eran trecento: eran giovani e forti
     E sono morti!
     Con gli occhi azzurri e coi capelli d'oro
     Un giovin camminava innanzi a loro;
     Mi feci ardita, e presolo per la mano
     Gli chiesi: Dove vai, bel capitano?
     Guardommi e mi rispose - O mia sorella,
     Vado a morir per la mia Patria bella! -
     Io mi sentii tremare tutto il core
     Nč potei dirgli - V'aiuti il Signore -
     Eran trecento: eran giovani e forti:
     E sono morti!
     Quel giorno mi scordai di spigolare
     E dietro a lor mi misi ad andare:
     Due volte si scontrar con li gendarmi
     E l'una e l'altra li spogliar dell'armi
     Ma quando fūr della Certosa ai muri
     S'udiron a suonar trombe e tamburi:
     E tra il fumo e gli spari e le scintille
     Piombaron loro addosso pił di mille.
     Eran trecento; eran giovani e forti
     E sono morti!
     Eran trecento, e non voller fuggire,

     Parean tre mila e vollero morire:
     Ma vollero morire col ferro in mano
     E innanzi ad essi scorrea sangue il piano.
     Finchč pugnar vid'io, per lor pregai,
     Ma un tratto venni men, nč pił guardai...
     Io non vedeva pił fra mezzo a loro.
     Quegli occhi azzurri e quei capelli d'oro.
     Eran trecento: eran giovani e forti:
     E sono morti!

     Luigi Mercantini.


     NOTE:

     (1) Que' tre ordini chiamavansi bracci o ceti; ed erano il baronale l'ecclesiastico ed il popolare, composto quest'ultimo dei deputati delle cittą non soggette a feudo.
     (2) Specialmente il magnifico palazzo di Caserta e il superbo teatro di San Carlo, entrambi unici nel loro genere.
     (3) I giorni di Ferdinando erano occupati dalle donne, dal vino, dai bagordi, dalla caccia e dalla pesca.
     (4) Carolina d'Austria era disordinata nella fantasia, ardente nei desideri; univa alle lubriche ispirazioni della mente, una pił potente lubricitą di organismo; era l'antica Messalina, era Venere Afrodisiaca. Di lei si poteva dire quanto scrisse di Messalina Giovenale: et lassata viris, nec dum satiata recessit.


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