Felice Venosta
CARLO PISACANE E GIOVANNI NICOTERA
(o LA SPEDIZIONE DI SAPRI)


Pagina 65
1-5- 10-15- 20-25- 30-35- 40-45- 50-55- 60-65- 70-75- 80-84

[Indice]

     "Poco dopo il guardiano ritornava; aveva trovato l'uomo, il Pisacane; ma la borsa era vuota. I saccheggiatori del campo ne avevano tolto i denari e sparpagliate le carte. Di queste il guardiano aveva raccolte tutte quelle che gli fu dato vedere. E sapete che cosa si trovasse tra quelle carte? Un foglio su cui erano scritti i nomi dei cospiratori in tutte lettere; la prova più terribile che potesse cadere nelle mani del governo borbonico. Quel foglio, e le altre carte raccolte, furono preda delle fiamme prima che il Nicotera si trovasse a contatto dei giudici." -
     Dal supplente al giudicato del Circondario di Sanza Pier Antonio Rinaldi, facente funzione pel titolare in accesso; assistito dal cancelliere sostituto Giovanni Pastore, il Nicotera ebbe un primo interrogatorio. Egli era stato preso colle armi alla mano: la fucilazione immediata era immancabile. Le sue risposte furono le seguenti:

     Dimandato del motivo che diede luogo al suo arresto, rispose:
     "Che per gli affari politici del 1848 e 1849 emigrò dalla sua patria, rifugiandosi in Torino; quindi passò in Genova, dove nel giorno 25 dello scorso giugno s'imbarcò con vari altri di Genova istessa, recandosi in questo regno a promuovere una rivoluzione per liberare la sua patria dalla tirannia, e propugnare la libertà."
     Dimandato chi fossero i compagni coi quali partì da Genova, rispose "conoscere il solo Pisacane, ignorando il nome degli altri."
     Dimandato chi avesse noleggiato il piroscafo, dove, e a chi appartenesse, rispose "non saperlo, ma è certo che per mezzo di un legno a vapore si recarono in questi luoghi a fare la rivoluzione."


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]