Felice Venosta
CARLO PISACANE E GIOVANNI NICOTERA
(o LA SPEDIZIONE DI SAPRI)


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     "L'arrivo di un grosso vapore a quell'Isola aveva attirato sul piccolo molo e sulla calata molta gente, ed anche il comandante del porto e l'aiutante di piazza. Questi due militari, tratti dalla curiosità, si erano con una barchetta avvicinati al piroscafo, e veduto il pilota sul cassero lo sgridarono qual trasgressore delle leggi sanitarie. E mentre parlavano anch'essi vennero presi, e fatti salire a bordo. Lo stratagemma successe senza che que' di terra se ne accorgessero. Imperocchè la scala per cui si ascendeva sul piroscafo, era nel fianco opposto a quello presentato al porto. In mare era già pronto un drappello di congiurati, il quale doveva recarsi dal comandante dell'Isola a domandare la permissione di visitare il luogo; e fu appunto quel drappello che costrinse i due militari a salire a bordo. Pisacane per viemmeglio ingannare i curiosi pregò la signora Rosa Mascherò a starsene sul cassero. Il battello che conduceva i finti passeggieri era a metà cammino, quando Pisacane, che dalla prora del bastimento guardava con un canocchiale l'Isola, ad un tratto gridava: - "In mare le imbarcazioni, e pronti. -" L'ordine fu eseguito in un batter d'occhio; eccetto pochi, rimasti a guardia del vapore, i congiurati scendevano in mare; e innanzi che la barchetta che precedeva fosse giunta alla casa sanitaria per presentare le carte, Pisacane co' suoi era già sceso a terra in un luogo, ove aveva scorto un sentiero che conduceva nella piazzetta del porto. Quivi giunto egli spiegò la bandiera, che era portata da un giovinetto di 13 anni, mozzo del bastimento (era un tal Demetrio Costa), e si diresse dov'era la guardia. La sentinella, vedendo gente armata, fece fuoco, e cercò poscia di rinchiudersi coi compagni entro la cancellata; ma non glielo permise la prontezza con cui Federico Foschini pose la canna del fucile attraverso l'apertura del cancello. Il corpo di guardia venne così invaso: i soldati furono tosto disarmati. In questo fatto rimase morto l'ufficiale comandante il posto, colpito da un fendente mentre cercava eccitare i soldati a far fuoco. Poscia furono disarmati i soldati dell'altro corpo di guardia, e affondata in pari tempo la barca scorriera (specie di barca doganale armata di piccola colubrina), e inchiodati i cannoni della piazza. Questi fatti erano eseguiti da quindici uomini in poco più d'un quarto d'ora. Ma il più mancava: il disarmamento della guarnigione, forte di circa trecento uomini. Questi si erano rinchiusi entro il forte, munito di cannoni; all'avvicinarsi di Pisacane fecero fuoco, ferendo Cesare Cori e Lorenzo Acquarone, cameriere del piroscafo, il quale aveva seguito a terra la spedizione. Vedendo come non lieve còmpito fosse quello della dedizione del forte, il Nicotera pensò di far prigioniero il comandante, che fu condotto a bordo e quivi costretto a firmare la resa della piazza: alle dieci circa l'Isola era in potere dei congiurati. Allora Pisacane ordinò si armassero que' relegati politici che volevano seguire la spedizione, i quali giunsero a più di quattrocento."


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