Felice Venosta
CARLO PISACANE E GIOVANNI NICOTERA
(o LA SPEDIZIONE DI SAPRI)


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     (5) Antica Repubblica greca nella Calabria; ivi sbarcarono i fratelli Bandiera, allorchè partirono da Corfù per sommuovere le Calabrie.
     (6) Veggasi: Venosta, I fratelli Bandiera, cap. I. (Ediz.:Barbini), non che I Carbonari del 1820 e 1821 (Ediz. Terzaghi.)
     (7) Si disse che le benedizioni del Pontefice lo avessero sciolto dagli obblighi del giuramento.
     (8) Ferdinando morì notte tempo d'apoplessia. Il mattino i dottori ed i servi, entrando nelle di lui stanze, trovarono le coltri e le lenzuola disordinate, e in esse avvolto il corpo cosa stranamente che pareva avesse lottato per molto tempo; un lenzuolo gli avvolgeva il capo; le gambe, le braccia erano stravolte; la bocca aperta; il viso livido e nero; gli occhi aperti e terribili. Non un congiunto, non un amico ebbe nel solenne istante della morte. Ei moriva chiuso nella propria stanza, lontano da tutti, custodito soltanto da un feroce cane mastino da lui prediletto. Il seguente distico corse un pezzo per le bocche de' Napoletani:

     "Accadono in ver gran cose strane,
     Moriva un lupo e l'assisteva un cane."
     (9) Carlo Didier, l'autore della Roma sotterranea, che viaggiò in quel tempo per quegli infelicissimi luoghi, narra nella Revue des deux Mondes di aver veduta la testa di un vecchio in cima ad una picca piantata davanti alla casa di lui: i bianchi capegli, macchiati di sangue, ondeggiavano al vento e davano alla famiglia orrenda vista.
     (10) Giuseppe Mazzini, esule genovese, dopo aver assistito alla mala prova della spedizione di Lione del febbraio 1831, passò in Corsica con altri esuli per dar moto ad uno sbarco di Carbonari accorsi sulle rive della Toscana per aiutare la rivoluzione dell'Italia centrale. Veduti fallire per mancanza di senno politico e di ardita difesa i moti di quelle provincie, e avendo conosciuto da vicino i capi preposti al movimento della Romagne e dei Ducati, ben presto si avvide che l'Italia non era risorta perchè mancavano gli accordi fra i capi e il genio rivoluzionario. E però decise di dare alla Penisola un generale organamento che si appoggiasse sulle forze vitali della Nazione. Si recò a Marsiglia, da quivi si volse alla gioventù italiana, e prima che terminasse l'anno 1838 ebbe una potente e segreta affiliazione in Italia, e fondò la Giovine Italia, ed un giornale, che, coll'istesso nome, sfidava altamente i re ed i governi, ne svelava le turpitudini, li perseguitava colla storia del vero; e mentre mostrava al mondo che, quantunque sfortunati, nè ciechi, nè vili erano gl'Italiani, questi educava nel santo concetto dell'unità della patria e li infiammava a' fatti ardimentosi.


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