Felice Venosta
CARLO PISACANE E GIOVANNI NICOTERA
(o LA SPEDIZIONE DI SAPRI)


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     La salma di Agesilao era stata collocata in onorato sepolcro.
     La viltà e la paura auspicavano al Borbone perchè era rimasto salvo nella vita. Bassi ed alti cortigiani proposero di innalzare sul luogo una cappella alla Vergine in rendimento di grazie; ma il Dio delle giustizie volle che il religioso edificio rimanesse incompiuto. Frattanto che i più s'inchinavano davanti al fortunato superstite, un signore, vestito a corrotto, si recò ad una delle principali e più frequentate chiese di Napoli. Domandò del parroco e gli disse che avendo perduta persona a lui molto cara, e ne portava il lutto, desiderava che piamente le fossero fatti splendidi funerali, non badare a spesa di sorta, volere anzi pagare subito, ma la chiesa al domani fosse tutta a gramaglia, con molto decoro di ceri, di musica, ed una messa solenne fosse cantata per suffragare il defunto che egli piangeva. Il parroco chiese allo sconosciuto signore chi fosse il suo parente. A questa domanda l'interrogato rispose con un singhiozzo e tergendosi una lagrima; e poi, quasi come chi sopraffatto da una grande passione non possa più proferire parola, tratta una borsa di denaro la pose nelle mani del prete dicendogli. "Per lei e pei poveri." E s'incamminò. Ma poi sovvenendosi come di cosa dimenticata, ritornato indietro, disse: - "Reverendissimo, non pensi al catafalco, che a questo ho già provveduto; ella faccia parare la chiesa, e domani un'ora prima verranno alcuni operai a rizzare la tomba dipinta a nuovo." E partì.

     Il reverendo rimase a contemplare la borsa, che era molto pesante, e, fingendo commozione, disse: "Quel povero signore è tanto addolorato che bisogna gli sia morto qualche stretto congiunto, o padre o madre." Il domani la chiesa era parata di nero. - Vennero alcuni operai, portando tavole e telai dipinti cogli emblemi delle tombe, e drizzarono nel mezzo un semplice ma alto e decoroso catafalco. Figurava una tomba di marmo bianco a quattro lati. - Agli angoli quattro statue velate. Nei campi nessuna iscrizione, nessun nome. All'ora convenuta si accendevano i cerei, e la messa incominciava. Nell'istante solenne in cui le gravi note dell'organo intuonavano il Deprofundis, le pareti della tomba, per un lume interno, diventavano trasparenti, ed apparivano ai quattro lati, scritte in rosso, le seguenti parole


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