Federico Adamoli
LA CHIESA PERDUTA
(La vicenda della Chiesa di S. Matteo di Teramo)


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     Maggiore sforzo decorativo presenta il vasto soffitto costruito a botte, con un sesto ellittico lunettato. Esso è scompartito da otto riquadri: quattro più grandi nella parte centrale, separati da medaglioni; e sei cartelle negli spicchi laterali, contornate da rami frondosi. Lo spazio vuoto è ricoperto da una fantasiosa fioritura sostenuta da leggiadri putti.
     Il capo-altare, in fondo alla navata, completa, maestoso, la parte decorativa. Esso s'innalza sveltamente sostenuto da una coppia di colonne ed arricchito da un pesante frontone, decorato con angeli e leggiadre cartelle; mentre al disopra del quadro principale, che occupa tutta la parte centrale della costruzione, trovasi il consueto sopra quadro, ov'è ritratto l'eterno.
     Sui fianchi dell'altare maggiore si alzano due statue che raffigurano: una S. Cosimo e l'altra S. Damiano, modellata con buon disegno e larga fattura espressiva. Una bianca grata leggera nasconde, in alto, sulla parete destra dell'abside un coretto di preghiere, per ove langue ancora, tra l'incenso un sogno di passate mistiche ansie monacali. Sul parapetto dell'organo un grande stemma di Teramo esprime il diritto di patronato della Città.

     A riscaldare la monotonia del bianco abbacinante degli stucchi, e pur nell'assenza delle dorature e delle imitazioni di marmi colorati, i buoni artefici ideatori del rimodernamento settecentesco, non obliarono il colore vivificatore.
     La volta è tutta dipinta a fresco da un maestro non disprezzabile, che ha lasciato il proprio nome nel centro dell'arco di trionfo. Ivi si legge: "Anno Domini Millesettecentotredici G.B. Gamba Pingebat" con un curioso intreccio nelle prime lettere. (...) La vasta raffigurazione pittorica del soffitto, assai guastata, per l'infiltrazione di acqua dal tetto, non difetta di slancio, invenzione e prospettiva. Buone qualità si ravvisano anche nel disegno e nei rapporti tonali delle tinte. (...) Nelle cartelle laterali sono raffigurati S. Anna, Santa Colomba, S. Luigi Gonzaga o Giovanni Berchmans, gesuiti, ed altre figure in gran parte danneggiate dalla caduta dell'intonaco della volta (9).

(9) Salvatore Rubini, "La chiesa di San Matteo ed il movimento d'arte barocca a Teramo" in "Teramo. Bollettino mensile del Comune di Teramo", anno III (1934), n. 9-10, settembre-ottobre, pagg. 11-25. Consultabile all'indirizzo Internet: www.delfico.it/Testi Rubini 1934 01.htm


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