Federico Adamoli
LA CHIESA PERDUTA
(La vicenda della Chiesa di S. Matteo di Teramo)


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     A fronte delle nuove e delle vecchie esigenze della chiesa (la sistemazione del tetto, i cui danni sono stati segnalati già da diversi mesi) questa volta arriva la doccia fredda da parte del Podestà Sigismondo Montani, che restituisce la perizia dei lavori e fa sapere che nel bilancio comunale non esistono i fondi necessari per la spesa. Il combattivo parroco non desiste: ribadisce l'urgenza dei lavori e cerca di agevolare l'erogazione dei contributi, segnalando due appaltatori locali (la ditta Pediconi e la ditta Berardo Fabbiocchi) che sarebbero disposti a ricevere i pagamenti anche in due rate nel 1939 e 1940. Don Lorenzo fa anche presente al Podestà che nonostante le assicurazioni ricevute i locali situati al primo piano non sono stati ancora ottenuti; anzi sembrerebbe che questi siano stati assegnati all'Archivio di Stato che li starebbe già occupando, come pure occuperebbe le stanze che dovrebbero essere destinate alla rettoria della chiesa.

     E le vecchie promesse? Quali sono le reali intenzioni delle pubbliche autorità? A questo punto gli eventi appaiono contraddittori per le sorti della chiesa, perché mentre nell'ottobre 1938 il Comune decide di assumersi il carico delle spese di lire 5.300 precedentemente negate (ed i lavori sono approvati anche dal Genio Civile) inopinatamente negli ultimi giorni dell'anno avviene un fatto sorprendente: si riunisce il Capitolo aprutino ed il Vescovo Micozzi annuncia che il Prefetto gli ha reso noto che poiché si intende sistemare la zona antistante il Palazzo del Governo, la Provincia ha deciso la demolizione del fabbricato che ospitava il convitto e di conseguenza, per ragioni di carattere statico ed estetico, questa demolizione prevede anche la soppressione della chiesa; inoltre esiste pure l'impegno di ricostruire la chiesa in piazza Garibaldi. E qui la deliberazione degli ecclesiastici è veramente inattesa, perché vengono sposate le ragioni addotte dalla Provincia: la promessa di ricostruire viene accettata e quindi si delibera all'unanimità di dare il parere favorevole alla demolizione, considerato anche che «a soddisfare ai bisogni spirituali degli abitanti che si trovano nella zona adiacente alla Chiesa da demolire, esiste l'ampia e comoda Chiesa di S. Agostino».


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