Federico Adamoli
LA CHIESA PERDUTA
(La vicenda della Chiesa di S. Matteo di Teramo)


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     Secondo lo Sneider «l'unica motivazione dell'abbattimento della Chiesa potrebbe essere data dalla necessità, sentita dal Comune di Teramo, di portare il fronte della Chiesa stessa sull'allineamento dei prospetti dei nuovi fabbricati del Corso S. Giorgio, dal quale sarebbe venuto a sporgere di circa due metri. Ma l'esiguità di tale sporgenza, il valore artistico della Chiesa ed il limitato traffico della strada avrebbe dovuto escludere senz'altro una soluzione in tal senso, poiché anche quando ciò fosse stato indispensabile, il che non sembra, (...) colle dovute cautele si sarebbe potuto provvedere ad un arretramento del prospetto, soluzione già presa in considerazione ed abbandonata senza alcuna giustificato motivo dal Comune di Teramo». Quindi «le condizioni statiche della Chiesa di S. Matteo erano tali da escludere senz'altro la necessità di una demolizione»22.

     A demolizione conclusa da circa un mese, l'ufficio tecnico del Comune replica alle argomentazioni dell'ingegnere Sneider, sostenendo che la visita di questi ebbe luogo dopo quattro giorni dall'inizio della demolizione, quando lo stato dei lavori era così avanzato «che, come ha dichiarato lo stesso ingegnere, la volta era nella maggior parte abbattuta. Non era più possibile quindi da parte del suddetto ingegnere, fare apprezzamenti anche con una certa approssimazione, sulle condizioni statiche, sia della volta, sia dei muri di sostegno. Se per le demolizioni non furono predisposti i puntellamenti, nè alcuna opera provvisionale, tale circostanza non costituisce sufficiente argomentazione per escludere la fatiscenza dell'edificio. Nel caso specifico tale circostanza sta a dimostrare proprio il contrario, poiché, come in effetti è avvenuto, lo stato di precarietà statica dell'edificio non consigliava affatto di ricorrere alle opere di puntellamento, cosa che non si mancò del resto di esaminare in primo momento, ma vi si dovette rinunziare, per non esporre a serio rischio gli operai che avrebbero dovuto lavorare al disotto della volta pericolante e poteva bastare un minimo scuotimento per turbare lo stato di equilibrio della volta stessa. Detti puntellamenti si presentavano di eccezionale difficoltà, data la considerevole altezza della volta sul pavimento, per cui fu miglior partito di provocarne la caduta (non molto facile per le sue condizioni di degradamento), con i dovuti accorgimenti per l'incolumità degli operai e del pubblico transito nelle vie circostanti. (...) La volta già da tempo portava le caratteristiche lesioni in chiave ed ai fianchi, indizio di considerevole abbassamento, avvenuto per cedimenti dei muri laterali di appoggio, fortemente sollecitati dalla spinta della pesante volta costituita di mattoni dello spessore di una porta.


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