Federico Adamoli
LA CHIESA PERDUTA
(La vicenda della Chiesa di S. Matteo di Teramo)


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     L'acceso intervento del Prefetto rende l'idea di quanto questo "fattaccio" della demolizione ha alimentato discussioni e polemiche a livello istituzionale e tra la popolazione. A quasi due mesi dalla scomparsa della chiesa questo costituisce il momento di maggiore acredine tra le parti coinvolte; il tempo pensa poi a rasserenare gli animi ed a creare nuovamente uno spirito di collaborazione, anche perché occorre pensare alla ricostruzione (si vedrà con quali esiti!). Lo stesso giudizio possessorio intentato dal Vescovo nei giorni della demolizione viene ricomposto bonariamente più di un anno dopo. Passeranno invece quasi quattro anni perché gli arredi della chiesa, tenuti in deposito dal Comune, vengano restituiti nelle mani del parroco di Sant'Agostino Domenico Di Marco.

     Poteva essere mutato il destino della chiesa di San Matteo? Esisteva veramente un'alternativa all'abbattimento con i difficili anni che erano dietro la porta? La chiusura ad oltranza ne avrebbe certamente accresciuto la fatiscenza e lo stesso comitato per i restauri difficilmente sarebbe riuscito a realizzare i lavori facendo leva sulle proprie forze, considerato pure che gli stessi contributi promessi dal ministero sarebbero stati erogati solo a conclusione dei lavori.



Estate 1940: lavori per l'abbattimento del complesso di San Matteo


     E la nuova chiesa? L'impegno a ricostruire entro un anno viene rispettato? E i contributi promessi? Le cose non andarono come si auguravano fedeli ed ecclesiastici teramani. Intanto riguardo l'entità dei contributi: le 100.000 lire promesse dal Comune e le 100.000 lire promesse dalla Provincia, erano da considerarsi veramente poca cosa per poter costruire una chiesa nuova; per questo aspetto venne in soccorso lo stesso Mussolini che promise alla Prefettura l'invio di un contributo di lire 500.000 (27).

(27) Che poi, dati i tempi, questa eccezionale elargizione sia stata una semplice promessa lo si intuisce dalla mancanza assoluta di qualsiasi documentazione relativa alla effettiva erogazione del contributo, di cui si ha notizia in un telegramma di ringraziamento del Vescovo Micozzi a Mussolini.


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