I NIBELUNGHI


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     «Trovai questa barca presso un salice selvaggio, senza nessun barcaiolo; io non ho fatto male a nessuno».
     Disse allora il re dei Burgundi, Gernot:
     «Oggi avrò a temere la morte di qualche caro amico, poichè non scorgo nessun barcaiolo qui sul fiume. Sono molto inquieto sul modo di attraversarlo».
     Hagen esclamò a alta voce:
     «Deponete qui sul fondo i bagagli. Io ero, se non m'inganno, il miglior navalestro che si potesse trovare sulle rive del Reno. Sì, vi farò passare nel paese di Gelfrat, ne ho la certezza».
     Per arrivare più presto all'altra sponda, spinsero i cavalli nel fiume, e questi nuotarono tanto bene che l'acqua non ne inghiottì neppur uno.
     Portarono nella nave i loro averi e le loro armi, per non tardare oltre il loro viaggio. Hagen li condusse di là; egli portò alla riva del paese straniero i buoni cavalieri.

     Vi menò prima più di mille cavalieri, e novemila scudieri poi. La mano di Hagen era infaticabile. La nave era grandissima, larga e forte. Facilmente conteneva cinquecento uomini alla volta, e cibi e armi. Più di un buon cavaliere si pose al remo quel giorno.
     Dopo averli portati sani e salvi sul fiume, il cavaliere si ricordò della strana predizione fattagli dalla selvaggia ondina. Il cappellano del re in quel momento rischiò di perdere la vita.
     Egli trovò il prete vicino agli arredi sacri, appoggiato con la mano su di essi; ma ciò non sarebbe bastato a salvarlo, quando Hagen lo vide; lo sventurato prete passò un brutto momento.
     Egli lo afferrò e lo lanciò fuori della barca.


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