I NIBELUNGHI


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     «Uditemi, signore, non ho mai sentito tante grida lamentevoli come ora; io credo che il re o Crimilde siano stati uccisi». Disse allora il prode Wolfhart:
     «Andrò nella sala a vedere ciò che è accaduto, e ve lo riferirò, signore».
     Ma Teoderico non volle, e pregò Helferich di andare a informarsi presso i servi di Attila. Il messo andò e domandò:
     «Che cosa è accaduto?».
     Gli dissero:
     «Qui giace ucciso dalle mani dei Burgundi Rüdiger. Nessuno di quelli che andarono con lui non è scampato».
     Helferich tornò piangendo da Teoderico.
     «Che nuove portate?», gli domandò questi, «perchè piangete?».
     «Ho ben ragione di piangere», rispose il cavaliere, «i Burgundi hanno ucciso il buon Rüdiger».
     Disse Teoderico:
     «Dio non lo voglia; sarebbe una malvagia vendetta e uno scherzo del diavolo. Come poteva meritare tal cosa Rüdiger? Io so che amava gli stranieri».

     Wolfhart disse:
     «E se l'hanno fatto lo pagheranno con la vita. Sarebbe una vergogna per noi il sopportarlo. Rüdiger ci ha reso molti servigi».
     Il re degli Amelunghi si sedette presso la finestra col cuore greve di tristezza, e mandò Ildebrando a domandare altre notizie ai Burgundi. Ildebrando si armò e vide che tutti i cavalieri di Teoderico erano pure armati e pronti a accompagnarlo.
     «Vogliamo venire con voi», gli dissero, «per vedere se Hagen di Tronje sarà ancora tanto ardito di parlarvi con scherno, come è solito».
     Volker li vide arrivare e disse ai suoi signori:
     «Vedo avvicinarsi armati i cavalieri di Teoderico; vengono per assalirci; l'andrà male per noi».


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