Felice Venosta
CARLO PISACANE E GIOVANNI NICOTERA
(o LA SPEDIZIONE DI SAPRI)


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     Nell'attraversare Padula, la magnanima schiera veniva fatta segno alla più inaudita barbarie. Feroce e pazzo popolo dalle finestre e dai tetti delle case scagliava sopra a' generosi, sassi, suppellettili, quanto gli capitava nelle mani, ed innalzava gridi di gioia al cadere di ogni Martire. Quasi un terzo della schiera sventurata si sperperava; parecchi morivano lottando: altri finivano prigionieri: cinque di questi, senza formalità di legge, cadevano uccisi per ordine del tenente-colonnello Ghio.-Dei partiti da Genova morivano Lorenzo Gianoni e Lodovico Negroni; venivano fatti prigionieri: Domenico Porro, Gaetano Poggi, Giovanni Camillucci, Cesare Faridoni, Domenico Mazzoni e Felice Poggi; nonchè Giuseppe Mercurio e Nicola Valletta. Novantasei dei più animosi superstiti di Genova si raggruppavano intorno al Pisacane, al Nicotera, al Falcone; e, sfidando il nemico, percorrevano lungo la pianura, ed ascendevano le montagne di Buonabitacolo, nella valle di Diano. Il Pisacane diceva: "Il nostro dovere lo abbiamo fatto, ora tentiamo ancora nel Cilento: se non ci riesce, e se non troveremo modo di salvarci moriremo da forti." Stanchi, digiuni, col cuore sanguinante, erravano sino al tramonto del sole per que' monti, senza mai trovare un pietoso che desse loro asilo. Il Falcone, giovine a ventun'anno, bello di forme e di cuore, basiva per lassitudine fra le braccia del Pisacane. I compagni gli erano attorno; lo confortavano con amorose cure; altro non potevano, avendo invano picchiato alle capanne dei pastori. Alfine uno di questi, nel cui cuore allignava un senso di pietà, scôrti gli sventurati, si avvicinava loro; ed interrogato dei luoghi, segnava ad un'ora di cammino il villaggio di Sanza, e s'offriva a servire di guida. Il cammino ricominciava. Preceduti dal pastore, essi entravano in un bosco: guida e guidati si smarrivano dopo poco tempo; eglino dovevano, incerti, vagare per tutta la notte.


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