NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Ricevute che ebbe Ortodosio le lettere, e intesa la trista novella, grandemente si ramaricò; e chiamata Argentina, le disse: - Argentina, a me fa bisogno molto di ritornar a Firenze, acciò che ispedisca certe mie bisogna di non picciola importanza; le quali fra pochi giorni ispedite, subito ritornerò a te. Tu in questo mezzo abbi cura dite e delle cose mie, non altrimenti giudicandole che se tue fussero; e vivi allegra, arricordandoti di me. - Partitosi adunque di Fiandra, Ortodosio con prosperevole vento ritornò a Firenze; e giunto a casa, fu dalla moglie lietamente ricevuto. Più volte venne ad Ortodosio un diabolico pensiero di uccidere Isabella e di Firenze chetamente partirsi; ma considerando il pericolo e il disonore, volse ad altro tempo riservarsi il castigo. E senza dimora fece intendere a' suoi cognati il ritorno suo, pregandogli che nel seguente giorno a desinar seco venissero. Venuti i cognati, secondo l'invito fatto, a casa di Ortodosio, furono ben veduti da lui e meglio accarezzati; e tutti insieme allegramente desinarono. Finito il prandio e levata la mensa, Ortodosio così a dire incominciò: - Amorevoli cognati, penso che a voi manifesta sia la causa per la quale noi quivi raunati siamo: e pero non fa mistieri ch'io lungamente mi distendi in parole; ma verrò al fatto che a noi s'appartiene. - Ed alzato il viso contra la moglie, che a dirimpetto li sedeva, disse: - Con cui, Isabella, il fanciullo, che in casa tieni, hai tu conceputo? - A cui Isabella: - Con esso voi, - rispose. - Meco? e come meco? - disse Ortodosio; - già sono cinque anni che io ti sono lontano, e d'allora che mi partii, non mi hai veduto. E come dici tu averlo conceputo meco? - Ed io vi dico, - disse Isabella, - che 'l figliuolo è vostro; e in Fiandra con esso voi hollo conceputo. - Allora Ortodosio, d'ira acceso, disse: - Ah, bugiarda femina e d'ogni vergogna priva, quando in Fiandra fosti tu giamai? - Quando giacqui nel letto con voi, - rispose Isabella. E cominciando dal principio del fatto li raccontò il luogo, il tempo e le parole tra loro quella notte usate. ll che quantunque ad Ortodosio ed a' cognati ammirazione porgesse, non però credere lo poteano. Onde Isabella, vedendo la dura ostinazione del marito e conoscendolo incredulo, levossi da sedere, e andatasene in camera, prese la veste ricamata e il bel monile; e ritornata al marito, disse: - Conoscete voi, signor mio, questa veste sì divinamente trappunta? - A cui Ortodosio, quasi smarrito e fuor di sé rispose: - Ben è vero che una veste simile mi mancò, né mai di quella si puote aver nuova. - Sapiate - disse Isabella - questa esser la propria veste che allora vi mancò. - Indi posta la mano in seno, trasse fuori il ricco monile, e disse: - Conoscete voi ancora questo monile? - A cui contradire non potendo il marito, di conoscerlo rispose: soggiongendo, quello con la veste esserli stato allora involato. - Ma acciò che voi, - disse Isabella, - conosciate la fedeltà mia, vogliovi apertamente dimostrare che scioccamente voi vi sfidate di me. - E fattosi recare il fanciullo, che la balia nelle braccia teneva, e spogliatolo de' suoi bianchissimi pannicelli, disse: - Ortodosio, conoscete voi questo bambino? - e mostròli il piede manco che del dito minore mancava: vero indizio e intiero testimonio della materna fede, perciò che ad Ortodosio altresì tal dito naturalmente mancava. Il che Ortodosio vedendo, sì fattamente s'ammutì, che non seppe né puoté contradire; ma preso il fanciullo nelle braccia, lo basciò, e per figliuolo lo ricevette. Allora Isabella prese maggior ardire, e disse: - Sapiate, Ortodosio mio diletto, che i digiuni, le orazioni e gli altri beni ch'io feci per sentir novelle di voi, mi hanno fatto ottenere quello che sentirete. Io, stando una mattina nel sacro tempio dell'Annunciata in genocchioni pregandola che intendessi di voi nuova, fui esaudita. Imperciò che da un angelo in Fiandra io fui invisibilmente portata, e appresso voi nel letto mi coricò; e tante furon le carezze che in quella notte mi feste, che di voi gravida rimasi. E nella se guente notte con le robbe a voi mostrate a Firenze nella propria casa mi ritrovai. - Ortodosio e i fratelli, veduti ch'ebbero gli evidentissimi segni e udite le parole che Isabella fedelmente raccontava, insieme l'un con l'altro s'abbracciarono e basciarono, e con amore maggiore che prima la loro parentela stabilirono. Dopo passati alcuni giorni, Ortodosio in Fiandra ritornò, dove onorevolmente maritò Argentina; e caricate le sue merci sopra una grossa nave, ritornò a Firenze, dove con Isabella e col fanciullo in lieta e tranquilla pace lungo tempo visse.


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