NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     La donna, avendosi quella sera fatto venire il suo amante e con lui lietamente avendo cenato, ciò che fare quella notte intendeva gli ragionò, aggiungendo: - E potrai vedere quanto e quale sia l'amore il quale io ho portato e porto a colui del quale scioccamente hai gelosia presa. - Queste parole ascoltò l'amante con gran piacer d'animo, disideroso di vedere per opera ciò che la donna con parole gli dava ad intendere. Era per avventura il dì davanti a quello nevicato forte, e ogni cosa di neve era coperta; per la qual cosa lo scolare fu poco nella corte dimorato, che egli cominciò a sentir più freddo che voluto non avrebbe; ma, aspettando di ristorarsi, pur pazientemente il sosteneva.
     La donna al suo amante disse dopo alquanto: - Andiamcene in camera e da una finestretta guardiamo ciò che colui, di cui tu se' divenuto geloso, fa, e quello che egli risponderà alla fante, la quale io gli ho mandata a favellare.

     Andatisene adunque costoro ad una finestrella, e si veggendo senza esser veduti, udiron la fante da un'altra favellare alla scolare e dire: - Rinieri, madonna è la più dolente femina che mai fosse, per ciò che egli ci è stasera venuto uno de' suoi fratelli e ha molto con lei favellato, e poi volle cenar con lei, e ancora non se n'è andato, ma io credo che egli se n'andrà tosto; e per questo non è ella potuta venire a te, ma tosto verrà oggimai: ella ti priega che non ti incresca l'aspettare.
     Lo scolare, credendo questo esser vero, rispose: - Dirai alla mia donna che di me niun pensier si dea infino a tanto che ella possa con acconcio per me venire; ma che questo ella faccia come più tosto può.


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