NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Aveva il buon padre per vestir il figliuolo molti danari spesi acciò che apparasse l'arte del sarto; ma vedendo non potersi prevaler di lui, assai si ramaricava; ed a lui diceva: - Figliuolo mio, tu sai quanto per farti un uomo ho per te speso; né dell'arte tua mi ho mai prevalesto nelle bisogne mie. Onde mi trovo in grandissima necessità, né so come debba far in nodrirti. Io vorrei, figliuol mio, con qualche onesto modo tu ti affaticassi per sovenirti. - A cui rispose il figliuolo: - Padre, prima vi ringrazio delle spese e fatiche fatte per me; indi pregovi che non vi affannate, ancor che io non abbia apparato l'arte del sarto, sì come era il desiderio vostro; perciò che io ne apparai un'altra che ne sarà di maggior utile e contento. State adunque cheto, padre mio diletto, né vi smarrite, perciò che presto vedrete il profitto che io fei, e del frutto la casa e la famiglia sovenir potrete. Io per nigromantica arte trasmuterommi in un bellissimo cavallo; e voi fornito di sella e briglia mi menerete alla fiera, e mi venderete: ed io lo sequente giorno ritornerò a casa nel modo che voi ora mi vedete; ma guardate di non dare in modo alcuno al compratore la briglia, perciò che io non potrei più ritornare a voi, e forse più non mi vedreste. - Trasformatosi adunque Dionigi in un bellissimo cavallo, e menato dal padre in fiera, fu veduto da molti: i quai si maravigliavano di tanta bellezza e delle prove che il cavallo faceva.

     Avenne che in quell'ora Lattanzio si trovava in fiera; e veduto il cavallo, e conosciutolo esser sopranaturale, andò a casa: e trasformatosi in un mercatante, prese gran quantità di danari, ed in fiera ritornò. E avicinatosi al cavallo, espressamente conobbe quello esser Dionigi; e addimandato il patrone se vender lo voleva, fulli risposo che sì. E fatti molti ragionamenti, il mercatante gli offerse dare fiorini ducento d'oro. Il patrone del prezio s'accontentò, con patto però che non intendeva che nel mercato fosse la briglia. Il mercatante tanto con parole e con danari fece, che ebbe anche la briglia, e menollo al proprio alloggiamento; e messolo in stalla, e strettamente legato, aspramente il bastonava; e questo ordine teneva e mattina e sera, di modo che 'l cavallo era venuto sì distrutto, che era una compassione a vederlo. Aveva Lattanzio due figliuole; le quali, vedendo la crudeltà dell'impio padre, si mossero a pietà; ed ogni dì andavano alla stalla, ed il cavallo accarezzavano, facendogli mille vezzi. E tra le altre una volta lo presero per lo capestro, e lo menorono al fiume per dargli da bere. Giunto il cavallo al fiume, subito nell'acqua si slanciò; e trasformatosi nel pesce squallo, s'attuffò nell'onde. Le figliuole, veduto il strano ed inopinato caso, si smarrirono; e ritornate a casa, si misero dirottamente a piagnere, battendosi il petto e squarciandosi e' biondi capelli. Non stette molto che Lattanzio venne a casa; e gitosene alla stalla per dar delle busse al cavallo, quello non trovò: ma acceso di subita ira, e andato su dove erano le figliuole, vidde quelle dirottamente piagnere; e senza addimandarle la causa delle lagrime loro, perciò che s'avedeva dell'error suo, disse: - Figliuole mie, senza timore dite presto quello è intravenuto del cavallo, ché noi li provederemo. - Le figliuole assecurate dal padre, puntalmente gli narrorno il tutto. Il padre, inteso il sopradetto caso, senza indugio si spogliò le sue vestimenta, e andato alla riva del fiume, nell'acqua si gettò; e trasformatosi in un tonno, perseguitò il squallo ovunque nuotava per divorano. Il squallo, avedutosi del mordace tonno e temendo che non lo inghiottisse, s'accostò alla sponda del fiume; e fattosi in un preciosissimo robino, uscì fuori dell'acqua, e chetamente saltò nel canestro d'una damigella della figliuola del re, la quale per suo diporto nel lito raccoglieva certe pietruzze: e tra queste si nascose.


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