Felice Venosta
CARLO PISACANE E GIOVANNI NICOTERA
(o LA SPEDIZIONE DI SAPRI)


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     "Il giusto, il ver, la libertà sospiro"

     non poteva non mostrarsi qual fosse a' professori, mancipi del despota. Le libere aspirazioni altamente esternava; cercava infonderle ne' compagni. Ferdinando non sopportò tale propaganda, e in sull'aprire del 1848 lo fece espellere dal collegio.
     Da quel giorno in poi Agesilao prese parte attivissima alle società segrete, e cospirò quanto più potè alla cacciata dei Borboni da Napoli; e più d'una volta, facendo pur parte di bande insurrezionali, si trovò in conflitto colle soldatesche del re. Un dì giurò di togliere dalla terra quest'inumano uomo, e per meglio accostarlo, cinto e ricinto com'era di baionette, nel maggio del 1856, si inscriveva fra le reclute dell'esercito, e veniva destinato al 3° battaglione cacciatori, settima compagnia. Nel servizio militare si mostrò puntualissimo; ma cercò sempre di tenersi lontano dai compagni. Il dì della parata della Concezione, fu da lui fissato per trarre a compimento il fatto disegno. La vigilia gli annunciarono che non farebbe parte della rassegna. Agesilao si recava dal capitano Testa; e tanto pregava che ne otteneva facoltà. Come fu gettato a terra dal tenente-colonnello della Tour, a cui, per tal prodezza, venne conferita la croce del R. Ordine di S. Ferdinando e del Merito, corsero in un battere d'occhio molti gendarmi e soldati, i quali richiesero al Milano perchè avesse voluto tentare la vita del re: esso imperterrito rispose loro: Per liberare la terra da quel mostro. A questa risposta per piacere a Ferdinando volevano i soldati ammazzare Agesilao sul luogo. Ma il re disse: Lasciatelo stare; e fu consegnato ai gendarmi, che lo scortarono dal campo di Marte alle prigioni in una carrozza.


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