NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Ora non è guari di tempo nel paese di Normandia fu e forse ancora è un gentiluomo, il quale aveva una bellissima moglie, donna, oltra la bellezza, dotata di bei costumi, leggiadre maniere e d'animo molto grande e magnanimo. Questo continovamente dimorava ad un suo castello, diportandosi ora con augelli di rapina, ora con cani ed ora con reti a la caccia ed ora in altri piaceri, secondo che la stagione comportava. Aveva costui gran domestichezza con un frate minore assai giovine, uomo che, da l'abito in fuori, nulla o poco teneva de la vita di san Francesco, come quasi per l'ordinario tutti i religiosi costumano. I quali sì hanno tralignato dai lor maggiori, che se Basilio, Agostino, Benedetto, Bernardo, Domenico e Francesco descendessero dal cielo in terra, non conoscerebbero certo più i monasteri, e meno i nuovi e poco mal limati lor costumi ed assai poco le forme e colori degli abiti, di modo che, levandone il nome, tutti ad una voce direbbero questi che ora si chiamano frati o monachi non esser lor discepoli. Ma lasciando questa pratica, vegniamo al frate, il quale ancor che facesse d'ogni erba fascio, sapeva però così astutamente governarsi che appo tutti i paesani era in buona openione e tenuto uomo di santa vita, perciò che nel publico sempre si vedeva andar con gli occhi bassi, con le mani insieme composte e con il collo torto e col passo misurato sempre d'un tenore, che pareva proprio un di quei santi padri de l'eremo de la Tebaida. E quando si trovava di brigata o con uomini o con donne, di continovo aveva qualche cosa de le piaghe di san Francesco, dei miracoli di santo Antonio da Padova o di santo Buonaventura, o qualche bel fioretto di santa Chiara.


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